lunedì 31 maggio 2010

Un po' di DDT su Putin. Ancora sul 31


Ju.Ju. Ševčuk - Vladimir Vladimirovič, posso?
V.V. Putin - Sì.
Ju.Š. - E' solo che l'altro ieri ho ricevuto una telefonata e un Suo assistente, probabilmente, un tizio (non mi ricordo il nome)  mi ha chiesto di non farle domande scottanti, politiche e via dicendo...
V.V. P. - E Lei come si chiama, scusi?
Ju. Š. - Jura Ševčuk, musicista.
V.V. P. - Jura, si tratta di una provocazione.
Ju. Š.-  Ah, una provocazione, ah già.
V.V.P. - Un mio assistente non poteva telefonarle per una cosa del genere.
Ju. Š.- Allora non era un Suo assistente, sarà stato qualche strampalato, già.



L'altra sera in occasione di una serata di beneficienza, "Il piccolo principe" in favore dei bambini malati, Jura Ševčuk, grande rockstar russa dello storico gruppo DDT, è riuscito a far uscire dai gangheri Putin, parlando di libertà, di diritto di manifestazione e del rapporto tra la polizia e la società civile, proprio a proposito delle "riunioni" in piazza al 31 (qui si parlava delle iniziative pietroburghesi). Putin ha fatto una ben magra figura. A parte la goffa affettazione con cui finge di non sapere chi è il famosissimo cantante (e anche l'uso del termine "provocazione", un lessico tanto palesemente da kaghebista che oggi sembra inverosimile), le motivazioni addotte per giustificare la persecuzione della polizia sono risibili e rozze. Putin dice di essere d'accordo che senza democrazia non c'è futuro per il paese e che la protesta è utile ("dobbiamo solo dire grazie") se è costruttiva, ma solo nei limiti della legalità: "se volete fare la marcia di protesta, diciamo, /.../ in un ospedale e disturbare le cure a dei bambini malati"... oppure "adesso vi mettere in mente di farla al venerdì quando la gente vuole andare in dacia, sto solo facendo un esempio. O di domenica sera quando si torna dalla dacia..."
Ah, ecco il problema: poveri, è solo una questione di traffico e Mosca e Pietroburgo sono città particolarmente congestionate. Come ha fatto, chi protesta, a non pensarci? Ma oggi, 31, maggio, non è né venerdì né domenica, non si va in dacia. 
Intanto, se ci fosse qualcuno che avesse inteso male, il portavoce del premier, Peskov, ieri si è subito affrettato a precisare che, parlando di utilità della protesta costruttiva, Putin non intendeva affatto autorizzare le manifestazioni del 31.
Per consolarci, in attesa della serata, una canzone di Ševčuk, La chiesa
(la solita traduzione di servizio)

Io - chiesa senza croci
Volo a braccia spalancate.
Lungo le rive assonnate
Di impietrito tormento.
Io - fede senza ragioni.
Io - verità senza principio.
Senti come grida
L'anima tra i tremuli?

Io - uccello senza cieli.
Io-  eco di pietra.
Triste segnale
Di luoghi obliati.
La luna di mezzanotte
Fascia le mie ferite,
E nebbie grigie
Bagnano le cupole.

Io -  chiesa senza croci
Colo in eterno nella terra,
Ascolto le voci fuggite
E il canto dei venti.
Io - memoria senza bene.
Io - sapere senza aspirazioni.
Stella raffreddata
Di generazioni perdute.

C'è buio nella mia anima,
Tatuaggi di tradimenti,
Vetro rotto,
Mura lacere.
E domani morirò,
Scroscerà una pioggia di pace.
Sfuggirò alla memoria,
Dopo essere esploso sul fiume.

Qui il testo originale e qui lo stenogramma dell'incontro di Putin e Ševčuk
La foto è Reuters, dal sito BBC Russian Service

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