venerdì 4 giugno 2010

Ancora sul 31. Si tirano le somme

Spero di non essere noiosa. Ancora sul 31. Con tutte le cose che stanno succedendo nel mondo di nuovo qui a dar conto di una protesta che coinvolge, a quanto pare, qualche migliaio di persone e non centinaia e centinaia di migliaia. Lo faccio perché i media ancora non ne parlano a sufficienza, perché ho seguito questa vicenda dall'inizio, prima un po' per caso e poi l'interesse è salito. Lo faccio perché mi pare utile mostrare che c'è una società civile russa, c'è sempre stata, in realtà, che lavora con responsabilità e intelligenza. E spesso, abituati a prestare attenzione al gigante russo, allo Stato che reprime o che imbambola, ci facciamo un'immagine falsata della società del paese che non coincide con il suo governo. D'altra parte noi italiani dovremmo capire molto bene.
Allora qualche incursione nelle notizie post 31 maggio.

"Novaja gazeta" (n. 58 e 59) pubblica vari articoli in proposito: Racconta dell'altro 31 maggio: sulla piazza si erano riuniti i giovani putiniani, Molodaja gvardija (il nome, la Giovane guardia è trionfalmente sovietico), i "Locali", I giovani per l'agricoltura, ecc. avevano organizzato per quel giorno e per l'ora varie "akcii" "benefiche": la donazione del sangue (che guarda caso si terrà tutti gli ultimi giorni del mese alle 18 in piazza, ad un certo punto l'Omon è spiazzata perché alcuni manifestanti del 31 si accodano disciplinatamente per donare il sangue anche loro!), una manifestazione contro il fumo... Alcuni dei ragazzi intervistati rispondono con candida ingenuità alle domande "tendenziose" del giornalista: non sapevano niente del 31, si chiedono se potranno fumare durante la manifestazione antifumo (decidono perplessi e dispiaciuti che forse è meglio di no), la stilosa ragazza che sta sotto il cartellone dei contadini si offende quando le chiedono da che villaggio viene (ma come non è chiaro che lei è una moscovita autentica!). E' evidente che si tratta di persone arruolate e sbattute in piazza, non hanno difficoltà ad ammettere che sul lavoro c'è una campagna capillare di reclutamento per Molodaja gvardija (danno biglietti del cinema gratis!), l'importante è partecipare e farsi notare per lo zelo. 
Altri resoconti parlano della violenza immotivata e inaspettata della polizia. Dopo le parole di Putin comunque ci si aspettava un atteggiamento morbido (ricordo che Putin parlando con  Ševčuk aveva detto che un paese non doveva impedire alla protesta di manifestarsi, ma sempre entro i limiti della legge: qui stava l'ambiguità) e civile. E così era stato all'inizio. Gli omoncy avevano invitato i manifestanti a disperdersi e a rifluire in metro con degli altoparlanti, apostrofandoli: "onorevoli cittadini". Questa gentilezza e questo appello educato, del tutto insolito per la polizia russa, aveva tratto in inganno la piazza e così quando è arrivata la carica, i fermi (la gente è stata portata di peso sugli autobus preparati in gran numero per gli arresti), le botte (braccia e gambe rotte in quantità), la gente  è stata colta di sorpresa. Ljudmila Alekseeva era difesa da un cordone di persone che le hanno fatto scudo. Ma un veterano di guerra di 84 anni, Vladimir Burcev, è stato sbattuto sull'autobus. Quando il Commissario per i Diritti Umani, che era presente in qualità di osservatore, ha cercato di farlo liberare l'arzillo vecchietto si è rifiutato di scendere dall'autobus senza gli altri fermati. Così è finito al commissariato. Gli avrebbero strappato le sue onorificenze di guerra.
E' di oggi la notizia che una sezione moscovita della Croce Rossa russa ha accusato i "sedicenti attivisti per i diritti umani" di aver interferito e ostacolato l'importante raccolta di donazioni di sangue sulla Piazza Triumfal'naja il 31 maggio con il pretesto della difesa della Costituzione. Questi appelli, accuse di gente benintenzionata mi ricordano tanto gli articoli sulla prima pagina della "Pravda" in cui brave mungitrici o onesti saldatori lanciavano strali su vari dissidenti ancora negli anni Ottanta.
Infine, Lukin, il Commissario plenipotenziario per i diritti umani in Russia, ha minacciato ieri di rompere il protocollo di intesa con il Ministero degli interni russo e di rifiutare ogni collaborazione con il governo russo se quest'ultimo non si scuserà con i fermati e punirà i responsabili di una reazione ingiustificata, arbitraria e contro la legge. Pare che questa dichiarazione tanto forte dovrebbe costringere il presidente Medvedev a reagire in qualche modo, a pronunciarsi. Cosa che non ha ancora fatto.

Le notizie, al solito, da "Novaja gazeta", Grani, BBC, la foto è di "Novaja gazeta".

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