mercoledì 25 agosto 2010

Ancora Elabuga


Elabuga è una piccola città (per la norma russa). 

 La parte nuova è formata dai soliti palazzoni sovietici e da qualche casa recente tipo evroremont, mentre la Elabuga antica porta ancora le tracce della sua origine mercantile con la strada principale (Kazan'skaja) dritta di belle case in pietra a due piani e tutte le altre vie fatte di case di legno, alcune ben tenute e istoriate, altre tutte storte e sghembe, una stretta all'altra o divise dalle staccionate. Queste sì sono staccionate. 
L'impressione è di un posto tranquillo, dove la gente non ciondola in giro, ma durante il giorno lavora. Sono tutti molto gentili e curiosi di sapere da dove veniamo, che facciamo e quanto ci piace la loro città. Gentili, proprio disponibili e non in modo affettato. Recentemente è stato festeggiato il millennio e la città è stata rimessa a nuovo (ecco perché l'evrremont, ecco perché i moltissimi musei). Nel giro di dieci anni è diventata irriconoscibile, lo dicono tutti quelli che sono stati qui prima. L'orgoglio tataro è delicato e aperto, non aggressivo. Qui i bambini sanno il tataro meglio dei grandi perché lo studiano a scuola fin dall'inizio, mentre prima non era così e i russi non lo sapevano. Oggi le scritte sono tutte doppie (anche se il russo è prima e il tataro qui è ancora scritto in cirillico, a differenza, mi pare  dei tatari di Crimea che hanno promosso un referendum nel 1992 per passare al latino). La finisco qui perché è tardissimo, stasera c'è stato il concerto di Lena Frolova, Elmira Galeeva e Julja Ziganšina (poi si sono spostate con il loro seguito in camera nostra e abbiamo continuato quasi fino all'1). Domani (anzi oggi) partiamo di qui, non so quando avrò internet ma soprattutto quando ci sarà il tempo e non ho ancora raccontato della religione, cosa che mi interessa parecchio. La signora è la nostra maestra di tataro: big zur rachmet!!!

Intanto questi bambini lavorano già per il bene pubblico e si stanno disegnando da sé le strisce pedonali.

PS Una piccola postilla, per condividere una sensazione che non provavo da tempo: la pura gratuita gentilezza della cosiddetta "gente". A conferma di tutto ciò che è stato detto finora sulla disponibilità tatara dico soltanto che oggi mi trovavo in una piccola banca semisperduta per pagare una (meritata) multa, senza la quale sarei difficilmente uscita da Elabuga/Russia. La signorina alla cassa mi comunica senza troppi giri di parole che non posso effettuare il pagamento non essendo cittadina della Repubblica del Tatarstan ma, ahimè, non sa dirmi a che banca posso rivolgermi.
Piove. Tutto il resto del gruppo è in sala conferenze ad ascoltare le relazioni e sono in una cittadina che non conosco affatto (con un senso di orientamento paragonabile a quello di un geranio).
Ed ecco che sulla soglia della banca compare un uomo che si offre di accompagnarmi in macchina in una altra banca, più grande; attendiamo che la moglie finisca di pagare le bollette e così mi unisco a un'allegra famigliola (con due figli a seguito) che mi porta direttamente davanti al mio momentaneo Eldorado e mi indica come tornare in autobus all'albergo. Durante il viaggio (10 minuti in macchina, che sarebbero diventati sicuramente 30, se non di più, a piedi) si informano sulla conferenza, sull'Italia o semplicemente accettano con semplicità e con un sorriso stupito i complimenti che rivolgo loro.
Insomma, tutte queste parole per esprimere il senso di calore e naturalezza provato e che molte città, non importa se in Italia o in Russia, hanno perso da tempo; la spontaneità di aiutare il prossimo perchè... senza una ragione precisa, forse semplicemente perchè è un altro essere umano in difficoltà.
E questo è davvero - bello.

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