mercoledì 4 luglio 2012

L'incipit dei Fratelli Karamazov

Particolare del monumento a Dostoevskij a Pietroburgo.  Opera di Ljubov Cholina, è stato inaugurato nel 1997 e si trova presso la piazza della Cattedrale di Vladimir,  uno dei luoghi più cari allo scrittore. 
I Fratelli Karamazov iniziano con un'introduzione dell'autore che va letta con molta attenzione e che pone subito il problema del genere letterario. Già il sottotitolo, Romanzo in quattro parti con epilogo, dice qualcosa in proposito. Lasciando perdere le suggestioni evangeliche delle quattro parti (come nell'Idiota), Dostoevskij si preoccupa di dirci che stiamo leggendo un romanzo. Come mai tanta, insistita premura? Cos'è questo tanto sbandierato romanzo dostoevskijano di cui un po' tutti hanno detto la loro (romanzo tragedia, romanzo polifonico, romanzo confessione...)?
Faccio tesoro di tutti i grandi studi, Ivanov e Bachtin in primis, li riassumo e in uno sforzo di sintesi definisco i Fratelli Karamazov un romanzo che straborda dal genere romanzesco, interpretando in tal modo, la vocazione prima del genere-romanzo, quella della contaminazione e dell'uscita dai propri limiti. Per estensione analogica, interpretando la vocazione prima della letteratura e dell'arte stesse, quella di uscire dai propri confini e di essere più di se stesse. E, continuando di estensione in estensione, è l'uomo che non coincide mai con se stesso (Pavel Florenskij).

Dopo aver dichiarato tutta la sua perplessità sull'utilità delle introduzioni, l'incerto e dubitoso narratore infila subito le perline più preziose della sua collana romanzesca: la questione dell'eroe e dell'eroe buono, cioè il problema del Bene e della sua capacità di incidere nella realtà, l'attualità e la situazione precisa del "nostro tempo" e della Russia in particolare.
Cominciando la descrizione della vita del mio eroe, Aleksej Fedorovič Karamazov, mi trovo un po' in imbarazzo...
La descrizione della vita... non la biografia. Dostoevskij svolta subito la curva della letteratura e finisce nel fosso di qualcos'altro. Žizneopisanie al posto del più normale "biografija" ci ribalta nella sfera della vita, anzi, delle Vite..., le agiografie dei santi. Il romanzo che stiamo leggendo si rivelerà presto una membrana sottile che contiene a malapena, rischiando continuamente di lacerarsi, inserti spuri: agiografie, apologhi, sermoni, passioni... Dostoevskij ci avvisa ed è un po' imbarazzato di questo esercizio di cammuffamento che la sua arte lo costringe a fare.

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