giovedì 21 marzo 2013

Gli alberi di Nikolaj Gumilev



Così segno la primavera: una poesia di Nikolaj Gumilev, grande poeta qui da noi quasi ignorato, menzionato al massimo come "marito di Anna Achmatova". Come i Browning, questa coppia si è palleggiata poesia e alterna fama. E Gumilev scherzava di questo prendendo in giro la giovane moglie che cominciava a farsi conoscere nella Pietroburgo di inizio Novecento. La metto qui anche se Gumilev parla di autunno, il grido delle fonti è senza tempo e senza stagioni.

Alberi

Io so che agli alberi e non a noi
Data è grandezza di vita compiuta
Su amorosa terra, sorella alle stelle,
Noi siamo migranti, loro in patria.
In tardo autunno nei campi vuoti
Bronzo-rossi tramonti, aurore
Ambrate insegnano sfumature,
A loro, verdi popoli liberi.
Ci sono Mosè in mezzo alle quercie,
Marie tra le palme... Le lor anime, certo
S'inviano l'un l'altra un tacito richiamo
Con l'acqua, flusso nella tenebra smisurata.
E nel profondo della terra, sfaccettando diamanti,
Frammentando granito, cinguettano veloci le fonti,
Le fonti cantano, gridano ove s'è spezzato il faggio,
Ove di foglie s'è rivestito il sicomoro.
Oh, trovassi un lido anch'io
Dove poter non piangere né cantare,
In silenzio alzando nell'alto
Innumerevoli decenni!
 
Николай Гумилев
Деревья
Я знаю, что деревьям, а не нам,
Дано величье совершенной жизни,
На ласковой земле, сестре звездам,
Мы - на чужбине, а они - в отчизне.
Глубокой осенью в полях пустых
Закаты медно-красные, восходы
Янтарные, окраске учат их, -
Свободные, зеленые народы.
Есть Моисеи посреди дубов,
Марии между пальм... Их души, верно,
Друг другу посылают тихий зов
С водой, струящейся во тьме безмерной.
И в глубине земли, точа алмаз,
Дробя гранит, ключи лепечут скоро,
Ключи поют, кричат - где сломан вяз,
Где листьями оделась сикомора.
О, если бы и мне найти страну,
В которой мог не плакать и не петь я,
Безмолвно поднимаясь в вышину
Неисчислимые десятилетья!

3 commenti:

  1. Bellissima poesia!
    Gli alberi sono i testimoni del Creato perchè le creature più antiche e pazienti.
    Rilke, grande contemplativo, situa tutto il ciclo dei canti di Orfeo sotto un albero, come cornice e ascolto
    "Lì si levò un albero. Oh puro sovrastare!
    Orfeo canta! Grandezza dell'albero in ascolto!"

    RispondiElimina
  2. Pensavo che ti sarebbe piaciuta, Marisa, perché traducendola e parlandone a lezione ho pensato a te e mi mancava un tuo commento. Misteriosa questa consonanza con Rilke. Gumilev sembra un poeta così diverso. Questa poesia è del 1916, ben prima del sonetto di Rilke che dovrebbe essere del 1922, no?

    RispondiElimina
  3. Sì i "Sonetti ad Orfeo" sono del 22, ma in tutta l'opera di Rilke gli alberi hanno un posto privilegiato.
    "Gli alberi, che sempre ammirai..."
    E che dire dei versi del "Libro delle ore" scritto nel 1905 dopo il famoso viaggio in Russia con la Lou Salomé del 1900 :

    "...E qualche volta son come l'albero
    maturo e frusciante, che sopra una tomba
    completa il sogno che il ragazzo trapassato
    (intorno al quale si stringono calde radici)
    aveva perduto in tristezza e canto."

    La traduzione è di mio marito.

    RispondiElimina