La retorica del potere si appropria di simboli ed emblemi, questo si sa. E' interessante osservare ogni volta che l'uso dei vari corredi simbolici non è casuale e risponde a strategie precise, magari a volte un po' rozze. Vale la pena osservare le minuzie, parlano più di tanti discorsi roboanti, a volte in aperta contraddizione dei discorsi programmatici. Alla vigilia della grande parata (il dispiegamento di mezzi militari e uomini più imponente della storia: 100.000 uomini, la presenza di americani, francesi, inglesi e polacchi...) di domenica scorsa, Medvedev ha dato una rassicurante intervista alle "Izvestija" in cui condannava Stalin, evidenziandone il ruolo fatale per la Russia.
Molti amano Stalin e lo rimpiangono, questo è un loro diritto, dice il presidente Medvedev, ognuno può pensarla come vuole, ma lo Stato russo ha voltato pagina ed è escluso che si faccia fautore di un ritorno dello stalinismo a qualsiasi livello. L'intervista è lunga e andrebbe analizzata con pazienza perché le sfumature sono molte ed è in esse che si annidano le contraddizioni. Esse però emergono con prepotenza in altri messaggi, ben più plateali e diffusi di un'intervista letta da una nicchia di persone. La parata e le immagini di Stalin che circolano in tutte le salse (a livello personale, dirà il signor presidente) ne è un esempio eclattante. C'è di più. L'ideologia di Stato prevede l'esaltazione della Russia come entità forte, una sorta di metaimpero che trascende le sue concretizzazioni storiche. Possiamo dunque far coesistere le simbologie sovietiche con quelle zariste. Osservate la coccarda indossata da Medvedev sulla giacca. E' composta da una sorta di onorificienza sovietica incorniciata da un nastrino a righe nero e arancione. Si tratta del nastro che accompagnava l'ordine di San Giorgio la massima onorificienza militare zarista. Minuzie, appunto.Fonti: le foto sono di varie agenzie (Afp, Reuters, Epa) tratte dal sito del Corriere.
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