Figli del tempo, figli della guerra
Se capitate a Mosca nelle prossime due settimane segnatevi un appunto sull’agenda: Galereja na Soljanke. Fino a metà giugno è aperta la mostra dedicata al grande Jurij Norštejn. Quadri, illustrazioni, bozze e disegni dei suoi capolavori passati e recenti, alcuni televisori in cui scorrono interviste a lui, alla moglie Francesca Jarbusova, a Ljudmila Petruševskaja e ad altri ‘figli della guerra’ che raccontano la loro storia, le loro storie di bambini venuti alla luce nel mezzo di un conflitto mondiale e nutriti, più che dal latte materno, dai racconti di padri e madri impegnati a difendere la Patria, a morire e a soffrire per lei. Purtroppo lo spazio ridotto della Galleria non permette di conoscere a fondo l’attività artistica di questo regista ma la perfetta organizzazione rende la visita molto piacevole e interessante. Se avete fortuna potrete anche vedere uno spezzone tratto da Šinel’ (Il cappotto), ultima fatica di Jurij Borisovič ancora in corso d’opera (vi sta lavorando da ormai 15 anni), per la mancanza di fondi e sostegni finanziari.
Se capitate a Mosca nelle prossime due settimane segnatevi un appunto sull’agenda: Galereja na Soljanke. Fino a metà giugno è aperta la mostra dedicata al grande Jurij Norštejn. Quadri, illustrazioni, bozze e disegni dei suoi capolavori passati e recenti, alcuni televisori in cui scorrono interviste a lui, alla moglie Francesca Jarbusova, a Ljudmila Petruševskaja e ad altri ‘figli della guerra’ che raccontano la loro storia, le loro storie di bambini venuti alla luce nel mezzo di un conflitto mondiale e nutriti, più che dal latte materno, dai racconti di padri e madri impegnati a difendere la Patria, a morire e a soffrire per lei. Purtroppo lo spazio ridotto della Galleria non permette di conoscere a fondo l’attività artistica di questo regista ma la perfetta organizzazione rende la visita molto piacevole e interessante. Se avete fortuna potrete anche vedere uno spezzone tratto da Šinel’ (Il cappotto), ultima fatica di Jurij Borisovič ancora in corso d’opera (vi sta lavorando da ormai 15 anni), per la mancanza di fondi e sostegni finanziari.
La rabbia nel vedere come luminose figure di artisti debbano lottare, scontrarsi (e spesso arrendersi) con l’amara e arida realtà fatta di soldi, commercio e marketing è paragonabile soltanto alla grandezza del loro genio creativo.
Dopo aver assaporato l’arte di Norštejn, avreste potuto continuare a nutrire la vostra anima con le poesie e gli scritti di un altro figlio della guerra dal destino ancora più speciale, Josif Brodskij, il cui anniversario della nascita (24 maggio 1940) è stato festeggiato in molti luoghi di Mosca, tra cui la casa-museo di M.A. Bulgakov.
Lunedì sera poeti, scrittori o semplici ammiratori dell’ennesimo migrante coatto, si sono riuniti per leggere le sue poesie, cantare canzoni tratte dalle sue parole o semplicemente raccontare ricordi personali legati allo scrittore e poeta. È risuonata forte la sua voce inconfondibile, il suo modo di recitare da incantatore di serpenti, ipnotica e mistica maniera di gettare i suoni nell’aria e dare loro nuova, diversa vita.
Il popolo russo ama Brodskij in primo luogo come poeta, poi come prosatore. All’estero avviene il contrario: è stato sempre osannato come l’autore di scritti geniali come “Fondamenta degli incurabili” o “Fuga da Bisanzio” (entrambi in Italia editi Adelphi) e poco conosciuto come la voce che ha fissato in versi lo splendore di Roma o la fredda bellezza del Natale.
Anche io, di nascita italiana, ho amato sempre Brodskij per i suoi saggi, il suo incredibile sentire poetico rivolto alle opere dei suoi compagni di viaggio, quantomeno spirituali: le pagine dedicate a Mandel’štam, Cvetaeva, Auden sono tra le più belle e vere testimonianze della bellezza che abitava questi poeti.
Eppure, dopo aver ascoltato i suoi versi, la sua precisione acmeista, la ruvidezza del suo linguaggio così ricco e multiforme, si è presentato ai miei occhi – e al mio orecchio – un nuovo Brodksij, più netto e forte. Un poeta stupendo, che può finalmente volare insieme agli altri tra le stelle indifferenti o dondolare su una barca che va, immersa in un’inspiegabile nostalgia.
(L'immagine è uno dei fotogrammi da Il Cappotto resi pubblici dall'autore)
Giulia De Florio
РОЖДЕСТВЕНСКИЙ РОМАНС
Евгению Рейну, с любовью
Плывет в тоске необьяснимой
среди кирпичного надсада
ночной кораблик негасимый
из Александровского сада,
ночной фонарик нелюдимый,
на розу желтую похожий,
над головой своих любимых,
у ног прохожих.
Плывет в тоске необьяснимой
пчелиный ход сомнамбул, пьяниц.
В ночной столице фотоснимок
печально сделал иностранец,
и выезжает на Ордынку
такси с больными седоками,
и мертвецы стоят в обнимку
с особняками.
Плывет в тоске необьяснимой
певец печальный по столице,
стоит у лавки керосинной
печальный дворник круглолицый,
спешит по улице невзрачной
любовник старый и красивый.
Полночный поезд новобрачный
плывет в тоске необьяснимой.
Плывет во мгле замоскворецкой,
плывет в несчастие случайный,
блуждает выговор еврейский
на желтой лестнице печальной,
и от любви до невеселья
под Новый год, под воскресенье,
плывет красотка записная,
своей тоски не обьясняя.
Плывет в глазах холодный вечер,
дрожат снежинки на вагоне,
морозный ветер, бледный ветер
обтянет красные ладони,
и льется мед огней вечерних
и пахнет сладкою халвою,
ночной пирог несет сочельник
над головою.
Твой Новый год по темно-синей
волне средь моря городского
плывет в тоске необьяснимой,
как будто жизнь начнется снова,
как будто будет свет и слава,
удачный день и вдоволь хлеба,
как будто жизнь качнется вправо,
качнувшись влево.
28 декабря 1961
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