lunedì 26 luglio 2010

Giardini in autunno. Otar Iosseliani (I parte)

Si tratta della storia della caduta di Vincent, ministro dell'agricoltura, che viene fatto fuori da infidi avversari politici e che dalle stelle della fama e del potere deve rientrare nella vita normale del suo variopinto e multietnico quartiere parigino.
 Vincent perde lustro e amante glamour, ma ritrova il gusto della compagnia, della vita minuta e la scalcagnata solidarietà dei vecchi amici (compagne di bevute) e la sollecitudine delle sue (numerose) amate.

Il film inizia con l'immagine di un laboratorio che evoca il piacere del lavoro, dell'artigiano che ne capisce. "Oh che buon odore di pino", non fa che affermare questo senso quasi elegiaco del buon fare che presto precipita nella sghignazzata scaramantica di chi si trova alle prese con un costruttore di bare. Il laboratorio è zeppo di persone che si comperano l'estrema dimora e litigano per accaparrarsi il modello prescelto. Un memento mori scanzonato e grottesco fatto di personaggi strambi che poi ritroveremo in vari momenti nel film. 




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