mercoledì 27 ottobre 2010

La "statistica muta" grida a gran voce


"Vediamo coloro che vanno al mercato a fare compere, mangiano di giorno, dormono di notte, dicono sciocchezze, si sposano, invecchiano, trascinano placidi i loro morti al cimitero; ma non vediamo né sentiamo quelli che soffrono, e ciò che  è terribile nella vita rimane chissà dove dietro le quinte. E' tutto tranquillo, calmo e a protestare è solo la statistica muta: il tal numero è uscito di senno, tot alcol è stato consumato, tanti bambini sono morti di denutrizione... Ed evidentemente questo stato di cose è necessario; la persona felice si sente bene solo perché gli infelici portano il loro fardello in silenzio, e senza quel silenzio la felicità sarebbe impossibile. E' un'ipnosi generale..." A. Čechov, L'uva spina, in Polnoe sobranie sočinenij (Opera omnia), Nauka, Moskva 1977, vol. X, p. 62.

E' uscito il ventesimo dossier statistico della Caritas sull'immigrazione. E' pieno di cifre che cercano di evidenziare lo strabismo che ci fa percepisce l'immigrato come un pericolo anche quando è una risorsa. Le cifre, la precisione per una quadro attendibile della realtà che si vive spesso con poca consapevolezza possono allora essere non solo numerini di sondaggi manipolatori ma un segno della passione per le cose e di una ragionevole fede nella possibilità di cambiamento. Čechov aveva una sorta di venerazione per le statistiche che costellano i suoi racconti e che lo impegnano durante il viaggio a Sachalin in cui egli stesso compila migliaia di schede per dar conto della condizione di vita dei forzati e dei loro famigliari. Infine, come Tolstoj, aveva lavorato sodo in occasione del censimento (perepis') degli anni Novanta dell'Ottocento.

La cartelletta del censimento nella foto l'ho trovata a Melichovo, nella tenuta di Čechov.

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