giovedì 14 ottobre 2010

The next train or the next big Audi?


Parlo ancora dell'insipiente sistemazione della Nuova Stazione Centrale Non-Puoi-Non-Esserci (in effetti spesso la vita non dà alternative) di Milano.
Avevano tolto i grandi tabelloni con le partenze e gli arrivi, sostituendoli con piccoli display luminosi adatti agli individui più prestanti: darwinamente selezionano chi è dotato di una vista da falco 10 decimi o di una notevole statura. Intorno si assiepa un inevitabile drappello che tenta di decifrare dov'è quel benedetto, necessario agognato treno (non-puoi-non-prenderlo, ma a volte non ce la fai).

Pensavo che fosse una questione temporanea e che i grossi display che si possono leggere con uno sguardo mentre si corre, visibili da tutta la stazione, sarebbero riapparsi con la fine dei lavori.
E, infatti, eccoli qua. Stamattina mi sono compiaciuta quando li ho visti sfavillare enormi e chiari.
Il compiacimento è stato breve, però. Il retro dei tabelloni dà verso l'interno della stazione, è quello che si vede dai binari (preziosissimo, indispensabile, se devi prendere un treno venendo da un altro treno, magari in ritardo e stai perdendo la coincidenza che non coincide più). Ecco, quel retro di tabellone nuovo di zecca (meglio in inglese, brand new, audi new, oggi) non contiene le semplici informazioni che noi viaggiatori curiosamente ci ostiniamo a cercare (treno, orario, binario, ritardo). L'enorme display è diventato un gigantesco video pubblicitario. Non bastavano gli schermi piatti su ogni binario? E la loro musichetta insistente e ripetitiva che lasci a Milano e ritrovi uguale a Roma e di cui ti liberi a fatica solo infilandoti il Nabucco nell'MP3?
Non ci resta che cambiare gli occhiali, metterci i tacchi e guardare gli schermini minuscoli posti qui e là (ti devi fermare, non puoi guardare correndo come prima e come capita a tutti in una stazione.

Arrivo tranquilla al binario 20: due carrozze chiuse fuori uso, una con le porte che non funzionano. Ma questa è ordinaria amministrazione, le porte per i nostri treni, anche per le varie Frecce colorate, ormai sono un optional, con buona pace delle vecchine spaventate che, appesantite dalla valigia, hanno paura di non riuscire a scendere in tempo.


4 commenti:

  1. Ma guarda che siamo noi viaggiatori che abbiamo capito male. Abbiamo erroneamente creduto che le FS volessero mettere maxischermi, ma in realtà voleva solo offrirci maxiSCHERNI! E non è un caso che l'anagramma di treno sia terno, dato che prenderlo è una lotteria...
    Elena

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  2. Ah! Ti avrei riconosciuto anche senza firma!!!

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  3. La stazione di Milano è il più grande Luna Park che abbia mai visto, a parte i treni ci sto benissimo.
    (E la vena di Elena non si smentisce mai!)

    Massimiliano

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  4. Una volta, la prima cosa che trovavi in una stazione era la biglietteria: appena dentro, entrando si vedeva subito. Adesso, devi camminare per dieci minuti...dentro la stazione c'è un enorme spazio vuoto, vetrine di abiti di moda, un bar che sembra preso dai dipinti di Hopper. Fuori, la piazza enorme e vuota, come in De Chirico.
    Fuori, se non lo sai ancora, le biglietterie le chiudono: "non rendono" (come se fossero gelaterie!). E al posto delle biglietterie mettono degli armadi che distribuiscono i biglietti: lì attaccata un'etichettina che spiega che se la macchinetta ti fotte i soldi devi andare fino a Milano...(intendo le Ferrovie Nord, quelle gestite dai cattolici ferventi di CL, evidentemente dediti ad amare il prossimo...)

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