martedì 16 marzo 2010

Non puoi non esserci!

Rinasce la nuova MilanoCentrale... ci sarò ci sarò... E come non esserci se lì ci si arena quando le coincidenze non coincidono? Ci sarò infreddolita: i negozi patinati, la lounge per i vip-AV trasparente e in bella vista, ma inaccessibile per i comuni mortali, hanno fatto passare in secondo piano la normale, decente sala d'attesa. Non c'è dove sostare. Ci sarò di sicuro, ma sfiancata, perché deve essere stato un genio colui che ha pensato l'accesso ai binari solo con erte e imponenti scale. All'ingresso centrale le scale mobili sono garantite solo in discesa.
Quando arrivi (magari da Porta Garibaldi perché ti hanno soppresso un treno) di solito hai fretta e la Centrale ti accoglie così: le colonne marmoree degli scaloni ti opprimono ancora prima di aggredirle ad ampie falcate. Certo, in salita ci sono i tapis-roulants, però sono lentissimi e ti fanno fare un giro che si snoda in una doppia rampa, come passaggio obbligato tra le nuove vetrine. Ma alle sette di mattina, in ritardo, che diavolo ti serviranno mai le vetrine? Quelle sono rampe da diporto, mobile intrattenimento cittadino, amena promenade, congegno per flaneur postmoderni, ma noi pendolari (i veri viaggiatori avventurosi, non turisti tutto compreso) non ce ne facciamo di niente e allora su di corsa per i gradini immobili di marmo!


E affidati fiduciosa alle stelle e all'Oroscopo, come simpaticamente suggerisce la parete est dell'ingresso. Così, distratta dal movimento sempieterno degli astri, non farai caso alla mancanza di quei benedetti, normali, insignificanti orologi  che occhieggiavano premurosi da ogni angolo di ogni stazione tradizionale. Non nella NUOVA MilanoCentrale.










1 commento:

  1. La cosa più assurda (l'ho notata nei miei spostamenti dalla/per la Francia, e viaggiatori distratti me ne hanno parlato) mi sembra la sala d'aspetto per i clienti dell'Alta Velocità. Ennesimo sfregio, rende esplicito ciò che già il velocissimo treno portava in sé: l'affermazione di un paese a due velocità. Paghi? Puoi stare tra "simili". Non paghi? Ti becchi la ressa dei binari, i gruppi di "terroni" e stranieri stracarichi di valigie che aspettano sul binario, il rumore, i piccioni, i muletti di passaggio...

    Mille volte meglio la seconda prospettiva, che l'asfittica salle-à-riches (dove il rumore della catastrofe giunge ovattato, come in quel racconto di Buzzati del treno che corre a tutta velocità verso il macello).

    Massimiliano

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