giovedì 18 marzo 2010

Sokol, il villaggio degli artisti (parte prima)


Un angolino di una Mosca d'altri tempi resiste tra i casermoni e le trafficate arterie di oggi: il villaggio degli artisti a Sokol. Esso nacque agli inizi degli anni Venti, sulla scorta dell'impulso utopistico rivoluzionario che avrebbe dovuto trasfigurare tutta la vita russa. Mosca sarebbe stata il laboratorio da cui tutta la Russia avrebbe tratto ispirazione. Tutto inizia l'8 agosto 1921 quando per far fronte all'emergenza abitativa della Mosca del tempo (che il governo non aveva mezzi per fronteggiare) Lenin emana un decreto sull'ediliza abitativa cooperativa.
La Nuova Politica Economica arrivava anche alle case: chi aveva mezzi avrebbe potuto cotruirsi la propria casa. Esisteva un progetto, una sorta di piano regolatore chiamato "Novaja Moskva", guidato da grandi architetti che disegnava la nuova città come un centro che si sarebbe dovuto spandere a raggiera verso la periferia. La periferia avrebbe dovuto essere composta da tanti piccoli centri, tante piccole città-giardino.
Il mito della città-giardino si perde nella notte dei tempi, ma è particolarmente attuale nei primi anni sovietici, ne parlerà qualche anno più tardi anche Majakovskij: "Siedono nel fango gli operai,/ siedono, la torcia accendono./ Si stringono le labbra dal freddo/ ma le labbra sussurrano all'unisono:/ 'Tra quattro anni/ qui ci sarà la città-giardino!" da Il racconto di Chrenov sul Kuznecstroj e gli uomini di Kuznecstroj. Peccato che il Kuznecstroj serviva per costruire a Kuzneck un enorme complesso metallurgico che ha reso la zona e la città (ora Novokuzneck, ma dal 1932 al 1961 Stalinsk) quanto di più lontano dall'idea di giardino si possa immaginare.
Ma Sokol è tutta un'altra storia. Continua

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