lunedì 11 aprile 2011

Elena sul convegno Vojna i mir di Mondo in cammino


In attesa del referendum del 12 giugno, si può riflettere sulle interessanti informazioni che sono state date sabato durante il convegno organizzato da “Mondo in cammino” a Carmagnola. In realtà non si è parlato solo del nucleare: il convegno, intitolato Vojna i mir, ha dato ampio spazio anche alle esperienze di persone legate tragicamente alla guerra e alla violenza (Arkadij Babčenko, Dmitrij Florin, Ella Kisaeva). Ascoltare le testimonianze di queste persone, ma soprattutto vedere il loro sguardo nel raccontare, è stata l’ennesima prova di come la guerra distrugga l’uomo, non solo quello che in guerra muore, ma anche quello che da essa ritorna (solo col corpo, sottolinea Babčenko, l’anima rimane là). Tanti spunti di riflessione, dunque, alcuni forse difficili da raccontare e riportare.
Tornando al nucleare, la prima notizia sconvolgente è quella riportata da Massimo Bonfatti, il fondatore e presidente di “Mondo in cammino”: dal 1958 esiste un accordo fra OMS e IAEA (International Atomic Energy Agency) secondo il quale tutti i dati relativi agli incidenti nucleari possono essere censurati. Certo, l’accordo è stato fatto più di cinquant’anni fa, quando ancora il nucleare civile era agli albori (la prima centrale nucleare commerciale fu quella di Calder Hall, costruita in Inghilterra nel 1956). Una vocetta maligna maligna, che mi accompagna sempre, si chiede come mai questo accordo non sia stato revocato: non ci è stato detto che le centrali ormai sono sicure, che la tecnologia è progredita, che il nucleare di quarta generazione non avrà problemi? E allora perché censurare i dati relativi agli incidenti?
Una risposta sembra darla Angelo Baracca, professore di fisica all’Università di Firenze, che sottolinea come la tecnologia nucleare civile, a differenza di quella militare, non abbia in realtà fatto grandi progressi e sia rimasta simile a quella degli anni Cinquanta. Abbiamo aggiunto qualche fiocco e qualche nastro al pacchetto, ma il regalo all’interno è rimasto lo stesso. La tecnologia è rimasta cara e piena di problemi. E a proposito di problemi, il nostro governo sembra intenzionato ad acquistare dalla Francia i prossimi reattori nucleari, facendo così un bel regalo ai cugini francesi. Peccato che questi reattori abbiano presentato già in Finlandia enormi problemi nella realizzazione e una lievitazione abnorme dei costi (il reattore finlandese doveva essere pronto per il 2011: sarà forse pronto per il 2013 e il suo costo è raddoppiato). E non è un caso che la Francia non riesca a vendere questo tipo di tecnologia, che noi saremmo invece così pronti e felici di comprare. Vocetta maligna maligna (d’ora in poi VMM), taci! Le cose sono già chiare così, senza il tuo intervento…
E sempre a proposito della Francia: delle 58 centrali francesi, 34 hanno problemi nei sistemi di sicurezza. Il dato è a dir poco inquietante, anche perché non stiamo parlando di un paese arretrato o allo sbando (questa è infatti di solito l’obiezione quando si ricorda Černobyl’: tecnologia vecchia, poco controllo). Oltre le Alpi abbiamo bombe a orologeria: non per essere catastrofisti, ma, se succedesse qualcosa, non avremmo neanche il tempo di proteggerci (VMM: “Anche perché nessuno darebbe l’annuncio in tempo, lascerebbero passare qualche giorno, tentando di coprire l’incidente”).
Anche ammettendo, poi, che gli incidenti possano essere del tutto esclusi, rimane sempre il problema delle scorie: il plutonio impiega 24.000 anni per essere smaltito. E per quanto io aspiri a una vita lunga e la medicina mi possa aiutare, temo di non riuscire a vedere il momento in cui queste scorie non saranno più pericolose (o perlomeno, non credo che a 24.000 anni la mia testa sarà ancora in grado di ragionare, fa già fatica adesso). In meno di cento anni abbiamo creato qualcosa che continuerà a far danni per secoli e secoli. Sarebbe forse il caso di smettere, lo dice anche, fra le lacrime, la mia VMM.

Elena Freda Piredda

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