E' curioso che nell'epoca delle statistiche e dei sondaggi non abbiamo a disposizione un registro e una contabilità oggettiva delle conseguenze del disastro di venticinque anni fa.
A suo tempo, l'avevamo imputato alla tirannia opaca di un regime dittatoriale. Ma viene il dubbio che la nostra società delle libertà (è pericoloso quando un sostantivo singolare e unico diventa plurale, perfino il Paradiso si frantuma nell'orrore dei paradisi artificiali) sia altrettanto lontana dalla glasnost'.
E' sotto ai nostri occhi come è stata gestita l'informazione su Fukushima. Il (sedicente) Forum Nucleare Italiano che si prefigge di promuovere una discussione serena a venticinque anni da Černobyl' non si degna di ricordare l'anniversario. Anzi, è sparito l'articolo di qualche tempo fa in cui vergognosamente si minimizzavano gli effetti della catastrofe. Forse dopo Fukushima si sono accorti che le loro tesi non erano più plausibili e che la gente, diventata più sensibile, potesse essere meno manipolabile? Ne avevo parlato il 3 marzo e, stranamente, anche la pagina del loro sito che avevo linkato non esiste più, o meglio rimanda a tutt'altro. Rimane la sgradevole sensazione di essere bersaglio di una strategia di propaganda e non partecipi di una libera discussione.
Infine varie notizie si possono spulciare su stampa e media, ma solo se si cerca bene. A Černobyl' le cose non sono risolte e non solo a causa della contaminazione che, si sa, durerà ancora moltissimo, ma perché il IV reattore continua a lavorare sotto il sarcofago minato da falle e i progetti faraonici del governo ucraino (un nuovo supersarcofago tutto esterno) necessitano almeno di duecento milioni di euro per partire (il Giappone era tra i più generosi donatori e ora si suppone che dovrà dolorosamente tirarsi indietro).
Infine, dalla Bielorussia, altro bel esempio di regime, arriva la notizia (fonte BBC) che nelle zone contaminate si produce carne. Il governo (proprio degno di fiducia) ha decretato che non ci sono più pericoli. Certo, tanto sono bielorussi o russi o ucraini o chissà dove andrà a finire quella carne...
Appunto. Chissà dove.
Per riflettere la documentazione di Mondo in cammino e un piccolo stralcio dal "Manifesto" di ieri.
PS aggiornamento del 26 aprile: ieri sul Forum Nucleare Italiano non c'era niente su Černobyl'. Oggi, giorno preciso dell'anniversario, con data 23 aprile, è magicamente apparso un ridicolo (non so come definirlo altrimenti) articolo in cui si descrive come la Zona della centrale sia diventata un paradiso ecologico per linci e cinghiali, una sorta di riserva protetta per flora e fauna. W il WWF!
PS aggiornamento del 26 aprile: ieri sul Forum Nucleare Italiano non c'era niente su Černobyl'. Oggi, giorno preciso dell'anniversario, con data 23 aprile, è magicamente apparso un ridicolo (non so come definirlo altrimenti) articolo in cui si descrive come la Zona della centrale sia diventata un paradiso ecologico per linci e cinghiali, una sorta di riserva protetta per flora e fauna. W il WWF!
dal Manifesto del 24 aprile
Astrit Dakli 1986-2011
Quando la primavera esplose a Cernobyl
... Nel paese e nel resto del mondo, intanto, non si sapeva ancora praticamente nulla di quanto era accaduto. Solo il 28 sera il governo svedese, notando un allarmante aumento della radioattività nell'aria che i venti portavano da sud-est, chiese informazioni a Mosca e rese pubblico il fatto che era avvenuto un disastro nucleare. La prima notizia, un piccolo trafiletto in cronaca, apparve sui giornali sovietici soltanto il 29, martedì, quando ormai da due giorni la regione intorno alla centrale era stata evacuata.
Nei giorni successivi l'opera di spegnimento, tamponatura e infine chiusura dentro un sarcofago di cemento del reattore esploso assunse proporzioni faraoniche. Non ci sono cifre ufficiali sul numero degli uomini mobilitati (quasi tutti militari di leva, in gran parte volontari) per liquidare le conseguenze della catastrofe: secondo le ricostruzioni più serie si trattò di almeno seicentomila uomini che senza protezioni adeguate, nella maggior parte dei casi avevano solo guanti e mascherina, e senza essere informati dei rischi che avrebbero corso non solo lì sul campo ma nei mesi e negli anni a venire, vennero lanciati a rimuovere macerie e a costruire muri facendo turni di pochi minuti - in certe situazioni, come sul tetto, addirittura di meno di un minuto - per limitare l'esposizione alle radiazioni. Di loro, dei «liquidatori», non venne tenuto un registro e non si tentò neppure di monitorarne in seguito le condizioni di salute. Solo più tardi una parte di essi, di cui era rimasta traccia, venne decorata e premiata con alcuni benefit che ora il governo ucraino sta piano piano abolendo. Oggi non abbiamo un'idea precisa di quanti si siano ammalati e quanti siano morti una volta rientrati alle proprie case, sparse per tutta l'immensa Urss, senza neppur sapere chi ringraziare per la propria disgrazia".
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