martedì 5 febbraio 2013

Il lupo e le prigioni della steppa (parte seconda)

La Russia tutta è una pagina bianca, ha ragione Limonov, e allora può succedere che nel vuoto di una Storia negata al popolo che l'ha vissuta, di una Storia colpevolmente rimossa, tutto si possa scrivere e un progetto folle come il suo possa prendere corpo, infiammare i cuori di una manciata di ragazzi allo sbando ma anche, opportunamente ripulito, entrare in sinergia con forze politiche, normali, moderate, e in precario equilibrio con loro, formare, vivificare, scrollare il variegato panorama dell'opposizione al regime putiniano.
Rivisitazioni fantasiose della Storia, improbabili accoppiamenti (Céline e Che Guevara, le Brigate rosse e Mussolini, i giovani nazbol dall'aspetto aggressivo e la disarmante decana dei diritti umani in Russia, Ljudmila Alekseeva): la tabula rasa rende tutto possibile, quando serve per strumentalizzare e revisionare il passato nazionale. 
In Russia succede a destra e a manca senza grandi scandali, Limonov è solo meno interessato di altri a rendere digeribili le idee che professa. Anzi, essere indigesto è il suo scopo e il modo per presentarci il conto della nostra cattiva coscienza, per proporci, attraverso il procedimento dello straniamento (letterario, ancora troppo letterario), inedite visioni e punti di vista capovolti, utili a rompere prese di posizioni di comodo stereotipate.
Il problema è che quando carta e carne si mischiano possono succedere guai e il poeta russo in cerca di belliche avventure si può trovare rimbalzato su tutte le televisioni del mondo mentre spara sulla Sarajevo assediata sotto il benevolo sguardo di Radovan Karadžić. E poco importa se anche fosse tutto un equivoco, come dimostra Emmanuel Carrère nel suo bel libro di "inchiesta narrativa", poco importa se anche Limonov si fosse limitato a giochicchiare con la mitragliatrice mirando in aria. Poco importa se i suoi ragazzi dall'aria minacciosa realizzano le loro azioni terroristiche a suon di pomodori e uova marce. Le compagnie poco raccomandabili (peraltro sfrondate negli ultimi tempi), gli slogan ambigui, la provocazione scandalosa che sembra deliberatamente cercare l'illegalità, continueranno a generare reazioni pericolose per tutti, Limonov compreso, come dimostra questo libro.

Nessun commento:

Posta un commento