giovedì 16 novembre 2017

Ottant'anni fa a Tomsk veniva fucilato Gustav Špet

 
Era nato il 25 marzo 1879 a Kiev. Dopo studi fisico-matematici nel 1906 aveva terminato la facoltà di filosofia a Kiev e l'anno dopo si era trasferito a Mosca seguendo V.V. Čelpanov di cui è prima allievo e poi collaboratore. In questi primi anni moscoviti, oltre che partecipare ai seminari di psicologia e ai lavori dell'Istituto di Psicologia, fondato dallo stesso Čelpanov, il giovane Špet frequenta assiduamente il circolo simbolista degli Argonauti, attirato dalla poesia, pur non essendo lui un poeta, allo stesso modo con cui il suo amico Andrej Belyj si cimenta in lavori di tipo filosofico e "gioca" a travestirsi da neokantiano: "…e pensai: egli aveva scelto per sé gli argonauti, come un club; io avevo scelto come mio club la filosofia, mentre lui l'arte" (Belyj). Nel frattempo perfeziona la sua formazione filosofica con frequenti soggiorni all'esterno, fino all'anno accademico 1912-1913 che passa a Göttingen presso Husserl: risultato di questa esperienza sarà Fenomeno e senso (Javlenie i smysl, 1914), una disamina critica di Ideen I del filosofo tedesco. In questi anni Špet scrive e pubblica molto: Il problema della causalità in Hume e in Kant (Problema pričinnosti u Juma i Kanta), L'eredità filosofica di P.D. Jurkevič (Filosofskoe nasledstvo P.D. Jurkeviča), La concezione filosofica del mondo di Herzen (Filosofskoe mirovozzrenie Gercena), La storia come problema della logica (Istorija kak problema logiki). Ciononostante, la sua carriera accademica procede con difficoltà, sia sotto il regime zarista (a causa della partecipazione giovanile alle attività del partito socialdemocratico), sia poi in epoca sovietica (già nel 1920 viene allontanato dall'Università di Mosca dove teneva corsi di storia, pedagogia, metodologia delle scienze, filosofia della storia, del linguaggio ed estetica: il suo nome appare inizialmente sulla lista dei filosofi espulsi dal paese nel 1922). Tra gli anni Venti e gli anni Trenta Špet è comunque instancabile organizzatore della vita culturale moscovita: continua a lavorare all'Istituto di Psicologia, è membro del Teatro dell'Arte di Stanislavskij, dell'Associazione Russa degli Scrittori, partecipa all'attività del Circolo Linguistico di Mosca e all'Accademia Statale delle Scienze Artistiche (GAChN), di cui è il vicedirettore. In questo periodo appaiono alcune delle sue opere più significative: Frammenti estetici (Éstetičeskie fragmenty), Lineamenti dello sviluppo della filosofia russa (Očerk razvitija russkoj filosofii), Introduzione alla psicologia etnica (Vvedenie v étničeskuju psichologiju), La forma interna della parola (Vnutrennjaja forma slova). Conosciuto come il discepolo russo di Husserl, fautore di una filosofia come scienza rigorosa, Špet si orienta a una ricerca di carattere fenomenologico che gli offra la possibilità di "smontare" i procedimenti con cui la coscienza opera, al fine di sottoporli a rigorosa analisi. Tale operazione viene da lui condotta attraverso lo studio delle attività significanti dell'uomo (arte, scienza, filosofia), percorrendo a ritroso le vie di formazione del significato di cui egli vuole dar ragione anche dell'aspetto logico-formale (cfr. l'analisi della parola come complessa struttura di forme e la teoria della forma interna come processo operazionale di costituzione del significato), ma senza perdere di vista la concretezza, la materialità storica in cui esso si manifesta. Il problema del linguaggio è un tema fondamentale della sua riflessione filosofica, “non è solo un esempio o un’illustrazione, ma un modello metodologico”. La realtà è data all’uomo sempre in quanto segno, per questo la parola non è solo uno strumento comunicativo, ma anche conoscitivo, perché ogni atto della conoscenza è mediato dal linguaggio. Il linguaggio ha una sua struttura costituita da un insieme teleologico di forme: forme esterne (morfologiche), forme interne (logiche), forme pure (ontologiche). L’analisi della struttura linguistica riguarderà tutto l’insieme dei suoi momenti costitutivi da quello percettivo.empirico a quello ideale-eidetico. L’analisi filosofica della struttura verbale è condotta da Špet su un piano ontologico: “La teoria della parola in quanto segno è il compito di un’ontologia formale, o teoria dell’oggetto all’interno della semiotica”. Come per von Humboldt (e diversamente da Husserl per il quale il linguaggio è il momento iniziale di ogni ricerca logica da superare e depurare), la parola, con la sua complessa struttura che le permette di far ponte tra la sfera del materiale e dell’intelleggibile, rappresenta il modello di ogni percorso da un segno a un significato e come tale è l’indagare e lo smontare questa struttura che costituisce il percorso base di ogni conoscenza. E’ qui che le anticipazioni di una teoria generale semiotica si radicano in una tradizione antica che Špet prende in esame nel suo L'ermeneutica e i suoi problemi (Germevtika i ee problemy) del 1918, ma pubblicato solo nel 1989. Arrestato nel 1935 e condannato al confino, passa gli ultimi anni a Tomsk, traducendo dall'inglese (Tennison, Byron, Dickens) e dal tedesco (la Fenomenologia dello spirito di Hegel). Il 27 ottobre del 1937 è nuovamente arrestato con l'accusa di aver partecipato a un complotto monarchico e fucilato pochi giorni dopo. In italiano è recentemente uscito il suo La forma interna della parola, presso Mimesis, a cura di Michela Venditti.

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