lunedì 8 marzo 2010

La festa della donna. Dedicato a tutte noi, CASAlinghe, per necessità e per amore

Le faccende domestiche secondo mat' Marija


Finalmente. Presto serrare la porta.
Come tutto è trascurato in casa,
Dalle finestre polverose a stento filtra un raggio.
I topi trafficano da qualche parte, tra la paglia.

Spazzerò via la sporcizia da ogni angolo.
Lustrerò a specchio il tavolo con lo straccio,
Raccoglierò gli avanzi di pensieri e parole.
E li brucerò, così che la fiamma scoppietti.

Sarà una casa e non una catapecchia,
Sarà un tetto e non una tana soffocante.
Affetterò il pane sul piatto,
Nel calice mesco un po’ di vino.

Sederò, la fronte appoggiata sulle mani
(Ecco il tramonto si smorza fuori dalle finestre).
Ricordo il racconto delle vergini stolte,
Quando finì l’olio nelle loro lampade.

Il giorno fosco, poi tramonto, tramonto.
La notte poi – e il silenzio borbotta.
L’aria è stretta dal freddo mattutino
Il corpo non vuole resistere al sonno.

Purché il sonno non paralizzi la mia volontà.
Profuma il pavimento di silenzio fresco.
Gli infissi delle finestre si vedono appena,
Su tutto si spande un nero che rimbomba.


Spirito, in questa ora rafforza la lotta.
         Zitti. Bussano. Grida il gallo sul far del mattino.
Nella lampada il mio stoppino è ricco d’olio
L’ospite è entrato. Dietro, un vento gagliardo.










La poesia è un esempio chiaro di come avviene l’elevazione del particolare concreto quotidiano – in questo caso le minute faccende domestiche – a simbolo partecipe della dimensione trascendente. I due piani si incrociano anche grazie a un particolare uso della metafora che non cancella il significato letterale (il pane e il calice di vino o il canto del gallo sul far del mattino) e che non è mai immotivata. In questo caso specifico anche l’immagine evangelica delle vergini sagge entra nella poesia attraverso un fatto preciso, l’io lirico che ricorda, e anche il passaggio dal concreto (la pulizia della casa) all’astratto (quella dell’anima) avviene quasi inavvertitamente. In calce alla poesia è indicata una data: 28 marzo 1935. Non è casuale. Il canone del mattutino di quel giorno (10 aprile, secondo il calendario gregoriano) prevede la lettura della vita di Santa Maria Egiziaca, la santa in onore della quale mat’ Marija scelse il proprio nome da religiosa.

L'originale:


Наконец-то. Дверь скорей на ключ.
Как запущено хозяйство в доме,
В пылных окнах еле бьется луч.
Мыши где-то возятся в соломе.

Вымету я сор из всех углов.
Добела отмою стол мочалой,
Соберу остатки дум и слов,
И сожгу, чтоб пламя затрещало.

Будет дом, а не какой-то склеп,
Будет кров, - а не душная берлога.
На тарелке я нарежу хлеб,
В чаше растворю вина немного.

Сяду, лоб руками подперев,
(Вот заря за окнами погасла).
Помню повесть про немудрых дев,
Как не стало в них в их лампадах масла.












Nessun commento:

Posta un commento