Oggi Iosif Brodskij avrebbe compiuto settant'anni. Tra i tanti libri su Venezia il suo Le fondamenta degli Incurabili (Adelphi) è unico. Prosa di poeta che dalla poesia ha imparato a essere laconica, essenziale e anche un po' elusiva. A partire dal titolo, a pensarci bene. Le Fondamenta degli Incurabili ora non esistono più, oggi si tratta solo di un toponimo, è chiamato così un canale, acqua, nemmeno un posto.
"Ho sempre aderito all'idea che Dio sia tempo, o almeno che lo sia il suo spirito /.../ In ogni caso ho sempre pensato che se lo spirito di Dio aleggiava sopra la faccia dell'acqua, l'acqua non poteva non rifletterlo. Da qui il mio debole per l'acqua, per le sue pieghe, rughe, increspature e - poiché sono un nordico - per il suo grigiore. Penso molto semplicemente che l'acqua sia l'immagine del tempo". (Le fondamenta degli Incurabili edizione italiana, p. 40)
Nel testo pubblicato in italiano (Brodskij ha scritto Le fondamenta in inglese) le Fondamenta sono menzionate una volta: alla fine del racconto della sua visita alla vedova di Pound insieme a Susan Sontag (parlano, tra l'altro, dell'antisemitismo di Pound). Escono da casa di Olga Rudge: "Usciti di lì, girammo a sinistra e in due minuti ci trovammo alle Fondamenta degli Incurabili" (Ibid., p. 64).
La cosa mi ha reso perplessa, tanto il particolare sembrava insignificante, un dettaglio realistico, menzionato, così, as a matter of fact. E poi queste fondamenta che non ci sono. Eppure era il titolo del libro. Alla fine sono andata a spulciare il testo originale inglese e ho trovato che in italiano manca un pezzo. Ecco come continua (dopo l'apparente casuale toponimo) l'edizione originale inglese:
"Ah, the good old suggestive power of language! Ah, this legendary ability of words to imply more than reality can provide! Ah the lock, stock and barrel of the métier. Of course; the "Embankment of Incurables" harks back to the plague, to the epidemics that used to sweep this city half clean century after century with a census taker's regularity. The name conjures the hopeless cases, not so much strolling along as scattered about on the flagstones, literally expiring, shrouded, waiting to be carted - or rather shipped away. Torches, fumes, gauze mask preventing inhalation, rustling of monks frocks and habbits, soaring black capes, candles. Gradually the funeral procession turns into carnival, or indeed a promenade where a mask would have to be worn, since in this city everybody knows everybody. Add to this, tubercular poets and composers; add to this, men of moronic convictions or aesthetes hopelessly enamored of this place - and the embakment might earn its name, reality might catch up with language. And add to this that the interplay between plague and literature (poetry in particular and Italian poetry especially) was quite intricate fron the threshold. /.../ Well, so much for the suggestive powers of the métier. One never knows what engender what: an experience a language or a language an experience. Both are capable of generating quite a lot. When one is badly sick, one imagines all sorts of consequeces and developements which, for all we know, won't ever take place. Is this metaphoric thinking? The answer, I believe, is yes. Except that when one is sick, one hopes, even against hope, to get cured, the illness to stop. The end of an illness thus is the end of its metaphors. A metaphor - or put more broadly, language itself - is by and large open-ended, it craves continuum: an afterlife, if you will. In other words (no pun intended), metaphor is incurable." (cito da E. Margolis (a cura di), Venecianskie tetradi. Iosif Brodskij i drugie/Quaderni veneziani. Joseph Brodsky and others, OGI, Moskva 2002, pp. 41-42 (versione russa p. 105)
E così è tutta un'altra cosa. Prende vita il titolo, si sostanzia la visione acquea veneziana nel gorgo infinito in cui ci trascina il linguaggio, la poesia, la metafora incurabile perché potenzialmente illimitata.
Fonti: ho rubato l'immagine di questo Trittico. Ponte dal sito di Katja Margolis. Katja è una bravissima artista che vive a Venezia. Ha curato la raccolta di scritti veneziani di Brodskij e di altri poeti da cui ho citato.
"Fondamenta degli incurabili" è una delle prose più geniali del XX secolo e non alcuna paura a dirlo, ribadirlo, sostenerlo.
RispondiEliminaRiporto anche un bell'articolo sulla storia del titolo di questo saggio, davvero interessante:
http://www.rg.ru/2005/05/20/brodsky.html
Buon compleanno, Iosif Aleksandrovic!