lunedì 10 gennaio 2011

Riflettendo sulla stella

La stella di Natale pasternakiana appartiene al ciclo di poesie che costituiscono la XVII parte del romanzo Il dottor Živago. E' complicato quindi parlarne perché se per un certo verso la si può trattare come una poesia di Pasternak, in realtà essa è stata pensata come un'opera di Živago.
E' stata scritta all'inizio del 1947 e Pasternak ci teneva molto. Marija Judina, a cui l'aveva spedita, gli scrive: "Se non aveste scritto nient'altro che Natale in tutta la vostra vita, ciò sarebbe comunque suffciente per assicurarvi l'immortalità in terra e in cielo". Il redattore di "Literaturnaja Moskva" che doveva pubblicare la poesia aveva proposto di modificare il titolo in "Antichi capolavori" per spostare l'accento dalla sfera religiosa a quella più innocua della storia dell'arte. A quanto pare ciò non piacque per niente a Pasternak che negò decisamente questa possibilità. Eppure, anche il (pavido?) redattore non aveva tutti i torti. Il tema del Natale in Pasternak si lega a molti motivi che vanno ricercati nel suo grande romanzo, ma anche negli scritti autobiografici come Il Salvacondotto: Blok, l'infanzia, Venezia (come poi per Brodskij), ma soprattutto con la grande pittura, quella italiana – e questo è ben dimostrato da un saggio di Stefano Garzonio, da cui prendo molte delle notizie che riporto qui – ma anche quella olandese e fiamminga.



La letteratura critica ha notato l'impostazione pittorica della poesia e le sue somiglianze al quadro di Pieter Bruegel il Vecchio, L'adorazione dei Magi nella neve. E' stata anche osservata un'importante differenza con Brodskij anche lui autore per molti anni di poesie dedicate al Natale (da lui definito "vacanza temporale collegata a una particolare realtà, al movimento del tempo. In ultima analisi che cos'è la festa della Natività? Il compleanno di Dio-fatto-uomo"). Se Brodskij è più vicino alla poetica e alla visione della Natività dell'icona, Pasternak sarebbe guidato da una sensibilità postrinascimentale e quindi sarebbe accostabile alla pittura fiamminga con la sua secolarizzazione dell'evento sacro.
A. Savrasov
Lo stesso Brodskij ne parlò in una sua intervista a Petr Vajl: "Penso che la fonte di questa poesia sia la stessa che la mia, la pittura italiana. Per la sua estetica questa poesia mi ricorda Mantegna o Bellini, nei quali riscontriamo continuamente cerchi, ellissoidi, archi: "Ogrady, nadgrob'ja, ogloblja v sugrobe/ i nebo nad kladbišče, polnoe zvezd" – sentiteli in tutte quelle 'o', 'a', ob'. Se si vuole paragonare con la nostra estetica russa, naturalmente qui si tratta dell'icona. Aureole che si creano e che si dilatano. Nella poesia di Natale di Pasternak ci sono molte cose: la pittura italiana, Bruegel, dei cani che corrono ecc. ecc. C'è già il paesaggio dell'oltremoscova. Spunta Savrasov. /.../ A questo proposito, non ha senso entrare in polemica, io ho anche qualche obiezione sul modo con cui Pasternak ha trattato questo soggetto, in particolare nella Stella di Natale. /.../ In lui ad agire è la forza centrifuga. I raggi si dilatano continuamente dalla figura centrale, dal Bambino. Quando invece in realtà sarebbe tutto il contrario."
Come osserva Garzonio (è lui che cita l'intervista a Brodskij) è questo che ha fatto sì che Pasternak fosse considerato "narrativo", disperso nei dettagli, mentre Brodskij (in una poesia del 1987 dal medesimo titolo) più rigorosamente "iconologico", concentrato su di un punto, sull'essenziale.
Andiamo a vedere allora il nucleo da cui sgorga La stella di Natale all'interno del romanzo. Nel capitolo X capitolo della III parte, il giovane Živago andando alla festa di Natale degli Sventickie pensa:
"... ardeva dolcemente la vita natalizia di Mosca, scintillavano gli alberi, si affollavano gli invitati e gente in maschera giocava a rimpiattino, dimentica di tutto.
Ad un tratto Jura capì che Blok era la manifestazione del Natale in tutte le sfere della vita russa, nella vita quotidiana della città del Nord e nella letteratura contemporanea, sotto il cielo stellato della strada di oggi e intorno all'albero illuminato nel salone del secolo attuale. Pensò che non occorreva alcun articolo su Blok, ma bisognava semplicemente dipingere un'adorazione dei Magi russa, come quelle degli olandesi con il gelo, i lupi e una cupa foresta di abeti."
Ecco quello che mi preme. Non trovo che il carattere fiammingo di Pasternak sia una secolarizzazione del sacro, ma uno sguardo, tipico di tutto il suo grande romanzo, che unisce sacro e profano. Il Natale "in tutte le sfere della vita russa". La contemplazione della Natività attraverso i particolari più quotidiani e concreti, la scena del preepe si confonde con il paesaggio che s'intravvede dalla finestra di Peredelkino, la casa del poeta. Gli angeli sono mischiati con la folla, invisibili, ma le orme dei piedi si imprimono sulla neve insieme a quelle degli uomini che accompagnano. I fili di paglia, i cani che vanno su e giù, non disturbano l'insieme e non disperdono lo sguardo con una annichilente forza centrifuga. Al contrario, uniscono in un tutt'uno terra e cielo. La stella non si limita a brillare in alto. Questo timido lumino che però sa ardere come un pagliaio incendiato sulla terra, sulla soglia della capanna è ospite.

Le immagini via Wikipedia



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