sabato 29 ottobre 2016

29 ottobre. La restituzione dei nomi



  


Quando si seppellisce un'epoca,
Non risuona il salmo funebre,
All'ortica, al cardo
Toccherà ornarla.
Anna Achmatova

Il 30 ottobre del 1974 nei lager della Mordovia alcuni zek (i detenuti nei campi di lavoro forzato) organizzarono il giorno dei prigionieri politici in URSS. Piano piano l'iniziativa si diffuse tra i lager e le prigioni dell'Unione Sovietica. Una sorta di grido, quasi rivolto al nulla: noi ci siamo, non ci arrendiamo. Il giorno era accompagnato anche dallo sciopero della fame e altre azioni.
Il grido venne però ascoltato e raccolto da Sacharov che, con qualche amico e sodale, nel suo piccolo appartamento di Mosca, tenne una conferenza stampa sulla questione.
Da quel giorno il 30 ottobre diventò il giorno dei prigionieri politici, celebrato sia all'interno che fuori dei lager.
Nel 1991, il 18 ottobre, il Consiglio Supremo della Repubblica Russa promulgò la legge sulla riabilitazione e scelse proprio il 30 ottobre come giorno per la memoria di tutte le vittime delle repressioni politiche.
Ma, ormai dal 2007,  è il giorno prima, il 29 ottobre, che in silenzio, senza discorsi, senza riti o pompa alcuna, moltissime persone si ritrovano intorno al Masso delle Solovki nella piazza della Ljubjanka e dalle 10 del mattino alle 10 di sera leggono semplicemente i nomi delle vittime. Solo una lunga lista di nomi. Memorial propone delle liste, di solito di persone fucilate a Mosca, ma chiunque può andare e leggere i nomi di parenti o amici e portare una candela.
Non si riesce a legger molto in 12 ore, però. Roginskij di Memorial, parla di solo 3000 circa. 12 ore non bastano.
Qualche anno fa in un'intervista Roginskij faceva un po' di conti... circa 720.000 persone fucilate nel paese (1.700.000 circa di arrestati), durante il Grande Terrore, iniziato un giorno preciso, il 5 agosto 1937 e finito in un giorno altrettanto preciso, il 17 novembre 1938. Si trattava di operazioni di massa, regolate da ordini e condotte in modo abbastanza organizzato e veloce. Condanna ed esecuzione, senza processo, condotta da una trojka o anche dvojka di giudici, spesso su semplici liste, spuntate con uno frettoloso svolazzo che indicava la condanna. A Butovo, nella periferia di Mosca in 15 mesi sono state uccise più di 20.000 persone. E non era il solo “poligono” che a Mosca insaziabimente inghiottiva vite umane.
Oggi, in questo momento, alcune persone si ritrovano in silenzio a Mosca.
Perché tutti hanno il diritto a un nome, tutti hanno il diritto a una tomba...




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