"Solo in scena il clown si infila un cappio al collo. Tira, tira, tira e finisce per trarre a sé un altro clown con un altro cappio al collo. Non siamo MAI soli, anche quando pensiamo esserlo?
La piccola ragnatela spezzata via via diventa una ragnatela immensa che copre tutto, la sala e il mondo intero.
La nave: un letto con una vela enorme e una scopa come bompresso.
Il clown è trafitto da una miriade di frecce e solo dopo capisci che sono di un altro clown-cupido.
Luci: lampadine che ti seguono, globi arancione che si elevano.
La nave volteggia discreta per tutto lo spettacolo fino all'apoteosi finale di una tormenta indiavolata che prima o poi arriva sempre a spazzare via o a scombinare le minime trame di noi umani.
La tormenta indiavolata attraversata da fasci d'oro spazza via ogni cosa finché appare Slava a malapena in piedi, come un crocifisso che sta per essere portato via.
I clown cadono al chiaro di luna di Beethoven, uno dopo l'altro, uno dopo l'altro come in un racconto di Charms.
Appaiono e scompaiono mentre dondolano sconsolati: un cavallino, una figura bianca in altalena e il solito clown verde che sferruzza (strana edizione di Parca colorata).
Slava e il suo doppio verde litigano in un'escalation di violenza attorta su di sé (Charms si sente anche qui).
L'episodio struggente dell'addio alla stazione (un treno sbuffa e fischia ogni tanto fino alla fine dello spettacolo): l'amata da cui si deve separare è lui stesso. La cerca e invece è spaventosamente solo. Siamo SEMPRE soli, anche quando pensiamo di non esserlo?
E, infine, mentre il pubblico gioca in sala come fosse un unico, spensierato bambino, angeli fluttuano tra la neve, scuri, con le ali strappate."
Dal mio blocchetto di appunti. Il grande clown SLAVA POLUNIN sarà presto a Milano al Piccolo, dal 16 ottobre al 4 novembre. Non perdetelo.
Nessun commento:
Posta un commento