Ecco, me lo merito. La mia adorata romana mi ha sgridata. Non aggiorni più il blog. Hai ragione, mia cara Felica, poco imperiosa sovrana, è come quando smetti di fare la ginnastica mattutina. Mi sto lasciando sopraffare dalle circostanze.
E allora, ecco qua una poesia letta a lezione venerdì scorso, perché la placchetta sonora del verso è come la stampella di Enrico Toti.
La traduzione è sghemba, veloce e non tiene conto della cosa che più importa qui: la rima. Pasternak parla di poesia facendola e ci prepara un semplice ma sinuoso sentiero di rime che rotolano per tutta la poesia in un intreccio complicato.
Красавица
моя, вся стать, Mia bella, tutta la
tua figura,
Вся
суть твоя мне по сердцу, Tutta la
tua essenza mi va a genio,
Вся
рвется музыкою стать, Tutta
anela a diventare musica,
И
вся на рифмы просится. E tutta
domanda le rime.
А
в рифмах умирает рок, Ma in
rime muore il fato,
И
правдой входит в наш мирок E come
una verità entra nel nostro piccolo mondo
Миров
разноголòсица. Dei mondi la discordanza.
И
рифма не вторенье строк, E la
rima non è ripetizione dei righi,
А
гардеробный номерок, Ma uno
scontrino del guardaroba,
Талон
на место у колонн Il talloncino per un posto tra le colonne
В
загробный гул корней и лон. Nel
rombo ultraterreno di radici e viscere.
И
в рифмах дышит та любовь, E in rima
respira l'amore
Что
тут с трудом выносится, Qui
difficile da sopportare,
Перед
которой хмурят бровь Davanti a lui inarcano le sopracciglia
И
морщат переносицу. E
storcono il naso.
И
рифма не вторенье строк, E la
rima non è ripetizione dei righi,
Но
вход и пропуск за порог, Ma
l'entrata e l'ammissione oltre la soglia,
Чтоб
сдать, как плащ за бляшкою Per
consegnare, come l'impermeabile per la placchetta,
Болезни
тягость тяжкую, L'oppressione
greve della malattia,
Боязнь
огласки и греха La paura delle
dicerie e del peccato
За
громкой бляшкою стиха. Per la
sonora placchetta del verso
Красавица
моя, вся суть, Mia bella, tutta la
tua essenza,
Вся
стать твоя, красавица, La tua
figura tutta, bellezza mia,
Спирает
грудь и тянет в путь, Opprime il petto
e spinge ad andare,
И
тянет петь и – нравится. E
spinge a cantare e … piace.
Тебе
молился Поликлет. Te invocava
Policleto.
Твои
законы изданы. Le tue leggi
sono stabilite.
Твои
законы в далях лет, Le tue
leggi nel fondo degli anni,
Ты
мне знакома издавна. Tu mi
sei nota da tempo.
Come al solito, e in Pasternak in particolare, la grande poesia unisce in modo dissolubile l'alto il basso, il vicino più banale e la lontananza più vertiginosa: il nostro piccolo mondo (мирок, mirok) fa rima con Fato (рок, rok), anzi è intessuto del suo suono. E' proprio concretamente fatto di fato. Consegni la pesantezza di vivere (e Pasternak è molto preciso, sta parlando, tra l'altro, delle delazioni, dell'atmosfera cupa della Russia staliniana del 1931) e, come al guardaroba, ti danno la placchetta sonora del verso. I righi (strоk, строк), anch'essi del tessuto del fato-rok si ricorrono e quella loro corsa di bellezza ti ammette oltre alla soglia (porog, порог, in rima anch'essa con fato), nella sala maestosa, a colonne, del concerto.
Ah! Ma era solo questo? Pasternak va una sera al conservatorio con la sua bella e consegna l'impermeabile al guardaroba. Tutto qui.
Eppure, anche la contemplazione della bellezza perfetta e delle sue leggi immutabili (la classicità) porta con sé la serena consapevolezza che "in rime muore il fato", che "la discordanza dei mondi" entra nella nostra vita come verità e che da quel bel posticino tra le colonne non sentiamo solo il chiacchierio dei nostri vicini, i colpi di tosse e l'accordare degli strumenti, ma "il rombo ultraterreno di radici e viscere".
"E la rima non è ripetizione dei righi / ma l'entrata e l'ammissione oltre la soglia." L'illuminazione non giunge *nonostante* il lavoro formale (o travaglio, con francesismo non così a sproposito), ma *grazie* ad esso. Avevo bisogno di sentirlo ripetere da Pasternak, di cui comunque non dubitavo, nel bel mezzo dell'orgia romantica in cui mi trovo. La rima (e per estensione la prosodia) è numero, esattezza, lavoro formale che risolleva dall'abisso: è igiene letteraria e umana per il poeta, ma anche unica forma di resistenza al mondo. Lo sapeva Baudelaire, lo sanno i poeti che modernamente hanno recuperato le forme chiuse della tradizione (magari distruggendole dall'interno, come Raboni, magistralmente, coi sonetti; o Emilio Rentocchini con le ottave...) per rispondere al vuoto di senso della contemporaneità.
RispondiEliminaMassimiliano
E proprio così, Pasternak, e Puškin prima/dentro/con lui, sono un antidoto a tutte le possibili orge romantiche.
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