domenica 4 settembre 2011

I giorni di Beslan

Foto dal sito http://www.pravdabeslana.ru

Il primo settembre in Russia è il primo giorno d'autunno, il primo giorno di scuola. E' un giorno di festa, una delle poche feste famigliari, dove la gente si riunisce intorno ai suoi piccoli e li accompagna con tanti piccoli riti (matite e quaderni nuovi – ogni anno diversi ma uguali in tutta la sterminata Russia –, lo zaino, le festicciole...). Perfino il ritorno dalla dacia con la relativa probka (ingorgo, tappo, marmellata di traffico) si trasforma in un passaggio rituale che non fa arrabbiare nemmeno i taxisti (sono i bambini moscoviti che tornano in città).
Il paese si sperde a guardare il suo futuro ballonzolare negli incredibili fiocchi bianchi di tulle sintetico che da decenni immancabilmente le scolare (e non solo le più piccole) si mettono in testa sempre uguali. E non ricorda.
Sette anni fa, Ossezia, città di Beslan. Anche lì si festeggiava come in tutta la Federazione Russa, anche lì fiocchi sbarazzini, gonne corte con i gambaletti bianchi e festa per genitori e parenti nella palestra della scuola.
Ma il 1 settembre 2004 di Beslan è diventato tutta un'altra cosa. Ho quasi vergogna a parlarne. Non vorrei in alcun modo farne della retorica, riempire il blog, titillare l'orgoglio dell'impegno civile. Ma va ricordato e allora cerco di fare parlare gli altri, il più possibile.

9 aprile 2011, Carmagnola, convegno di Mondo in cammino. Interviene Ella Kasaeva. Testimone dei fatti di Beslan perché le sue finestre danno sulla scuola, perché sua figlia era là e sua nipote vi è morta, perché da sette anni combatte una battaglia sobria fatta di testimonianze, richieste di audizioni, perizie tecniche e meandri giuridici (per l'associazione Golos Beslana, La voce di Beslan). Le madri di Beslan raramente si sono lasciate andare a emozioni incontrollate. Forse solo qualche anno fa, quando Putin aveva manifestato l'intenzione di recarsi nella loro città per commemorare le vittime (non si faccia vedere qua e lui saggiamente non si fece vedere). Per il resto il loro è un lavoro fatto in sordina con le varie commissioni di inchiesta per arrivare alla verità.
La testimonianza di Ella è secca e precisa, la voce monotona cerca di rendere intelleggibile le cose che dice, perché il cervello (o il cuore, non so dove si trovi precisamente la facoltà che digerisce questo tipo di informazioni) di chi ascolta fatica ad assimilare e a cogliere la realtà concreta del suo racconto.
Racconta il primo settembre, quando i bambini erano in fila alla scuola per celebrare solennemente il Giorno della Conoscenza. Racconta il blitz dei terroristi che sparando in aria radunano 1100 persone circa, la maggioranza bambini, nella palestra facendo subito dei morti tra gli uomini adulti.
1100 persone.
Ma due giorni dopo, nonostante il caldo, la mancanza d'acqua (i terroristi, indispettiti per le informazioni diffuse dalle autorità sul numero degli ostaggi, sui 300 invece che più di mille, avevano indurito il loro atteggiamento verso gli ostaggi) nella palestra erano tutti vivi, tranne una bimba diabetica morta per mancanza di insulina.
1100 persone, si stima.
Nelle prime ore dopo la presa della scuola i terroristi avevano instaurato subito un canale di comunicazione attraverso il telefono e avevano fatto sapere di volere trattare con il presidente della Repubblica dell'Ossezia del Nord, Dzasochov, quello dell'Inguscezia, Zjazikov e il pediatra Rošal'. Zjazikov a Beslan non si fece mai vedere e in seguito spiegò il suo comportamento con ordini venuti direttamente da Mosca. Dzasochov, invece, tentò di darsi da fare, di coinvolgere varie persone nelle trattative, ma fu costantemente ostacolato da Mosca. Riuscì comunque a mandare dai terroristi Ruslan Aušev (il primo Presidente della Repubblica di Inguscezia) che il 2 settembre portò fuori dalla scuola 26 ostaggi: madri con neonati. Aveva anche un bigliettino con le richieste politiche e militare dei terroristi a Putin (cessazione della guerra in Cecenia, indipendenza ecc...). Dzasochov e Aušev riuscirono a stabilire un contatto con Maschadov (tramite Zakaev, leader ceceno che si trovava a Londra) che era pronto a guidare le trattative (ne scrisse anche Anna Politkovskaja, che cercò di recarsi a Beslan, ma fu prima ostacolata e poi avvelenata sull'aereo finendo in coma). Dunque, un partito delle trattative c'era ma l'altro più forte, facente capo a Mosca (l'FSB - l'erede del KGB - in particolare), volle fin da subito l'azione di forza che doveva sbaragliare i terroristi e, con loro, poco importava, anche molti ostaggi.
1100 persone, più o meno.
Così il 3 settembre alle 13.03 vennero sparati due razzi a distanza di 15 minuti l'uno dall'altro. Le autorità russe hanno dichiarato che quei razzi sono partiti dall'interno e che l'incendio e i morti che ne seguirono sono stati causati dai terroristi.
Sono le 16.45 e i pompieri entrano nella palestra incendiata. Fonte Novaja gazeta
Le indagini ufficiali descrivono una scena completamente diversa da quella evidenziata dai testimoni, dalle prove materiali e dalle inchieste indipendenti che hanno confermato la quasi totalità delle versioni dei sopravvissuti. Essi dicono che le prime esplosioni arrivarono dall'esterno, esplose dall'edificio a cinque piani di fronte la scuola. Nell'intervallo tra i due razzi alcuni degli ostaggi riuscirono a scappare fuori dalla scuola ma molti di loro vennero falciati dal fuoco sparato dall'esterno, dai carri armati di chi avrebbe dovuto essere lì per salvarli. Altre persone (mamme, bambini) sono morti bruciati (116 corpi carbonizzati) nell'incendio. Da notare che fu impedito ai pompieri di intervenire subito (tra un razzo e l'altro e tra gli spari e il crollo del tetto passa qualche ora), le squadre di salvataggio entrarono dopo più di due ore. Molti feriti erano vivi e avrebbero potuto essere tratti in salvo dalle fiamme e dal tetto che crollava. Mentre i carri bombardavano, gli ostaggi agitavano stracci alle finestre gridando di non sparare. Ma inutilmente.
Ella Kasaeva racconta della iniziale fiducia nella giustizia, nel desiderio di raccontare e di aiutare gli inquirenti. Lei stette in coda due giorni per testimoniare. Le deposizioni non vennero accolte, anzi i testimoni raccontano di essere tacitati. E' stupefacente vedere come è stata condotta l'inchiesta. Non c'è stata autopsia, le salme sono state "sgombrate" in fretta e furia e subito nella notte tra il 3 e il 4 settembre il posto è stato ripulito da bulldozer che hanno spazzato via tutto, resti umani compresi (sono poi stati ritrovati in una discarica).
Nel 2009 il responsabile dell'inchiesta ufficiale, Aleksandr Solženicyn (strano caso di ononimia!), fu costretto alle dimissioni. Aveva insistentemente chiesto al FSB le videoriprese della loro operazione a Beslan.
Un quadro preciso, documentato e agghiacciante si può trovare (in russo) nel libro di Valerij Karlov, Beslan, sem' let vpustja [Beslan, sette anni dopo] uscito il 1 settembre e disponibile parzialmente qui o nel numero del 31 agosto della Novaja Gazeta.
Questo il conto dei morti:
Il I settembre: 5 uomini nel corso della presa della scuola, altri 13 uccisi dai terroristi la prima sera (alcuni di loro erano stati feriti da alcune esplosioni avvenute all'interno della scuola, si pensa accidentalmente, nelle quali morì anche una donna terrorista).
Il 3 settembre: 312 morti in seguito alle esplosioni nella palestra, all'incendio, il crollo del tetto e gli spari. Tra loro anche 10 eroici soccorritori e 31 terroristi.
Un terrorista, l'unico, è stato catturato e condannato all'ergastolo. Ma anche qui i conti non tornano. I testimoni, gli ostaggi sopravvissuti affermano che i terroristi erano molti più di 32 e di non aver riconosciuto tra i morti chi li teneva prigionieri. Chissà perché la versione ufficiale, tuttavia, rimane ferma sul numero di 32 terroristi.
Nessuno però sembra nominare i feriti il cui numero mai calcolato mandò in tilt il sistema sanitario dell'intera regione: alcuni di loro morirono anche parecchi mesi dopo. Si calcola comunque che il 90% degli ostaggi fu ferito più o meno gravemente. E i traumi? Che uomini e donne cresceranno da quei bambini rimasti?
Il 90% di 1100 persone, circa.










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