io invece ho il diploma di perito chimico, e ne vado orgoglioso! ma, pensandoci bene, oggi per mio padre sarebbe stato impossibile mantenermi agli studi. Prima non era così, l'unica spesa grossa erano i libri di testo, le tasse scolastiche erano cosa da poco. Una volta pagati i libri, bastava studiare...
Io mi sono laureato a 27. Col massimo dei voti. A 28 sono in America: lo stesso Curriculum Vitae et Studiorum che in Italia suscitava indifferenza o ilarità (è successo anche questo) mi ha fatto meritare una borsa di dottorato in un'università canadese. Perché, ovviamente, il problema ultimo del sistema-Italia sono i fuori corso. E non, ad esempio, il fatto che fuori dall'università ci aspetta il nulla o quasi. O i tagli pluriennali, i saccheggi all'istruzione e alla ricerca. No, il problema sono "gli sfigati". Coloro che - me ne accorgo ogni giorno di più - portano il marchio dell'infamia: non essere figli di nessuno. La povertà è la colpa maggiore.
Certo, un fuori corso non è patinato e spesso, se si dibatte tra lavoro, pannolini e università, neanche pettinato. Io ho sempre pensato che il sistema italiano che tutti vituperano, la possibilità di metterci di più perché fai altro (lavoro o bambini) avesse una carica di giustizia che non ritrovavo altrove. Si laureano con me spesso persone che hanno avuto una vita prima della laurea e spesso mi regalano tesi preziose, ricche per me e per loro. Ma già, questi studenti sfortunati (non mi piace la parola del viceministro, continuo a sentire anche il senso letterale delle parole che incontro) fanno abbassare il rating delle università, fanno perdere fondi e i criteri di qualità che il sistema-gelmini ha congegnato. Tutti figli polli di batteria, dunque, stesso cv. Gli eccentrici (e le donne? che in età laurea e dottorato sarebbero nel momento migliore per fare figli) meglio liquidarli con una battutina spiritosa.
cara Candi, quoto tutto il tuo commento! Io non ho neppure finito l'università. Non è vero che sia facile lavorare e studiare e alla fine devi scegliere o non ti accorgi e hai già scelto.
io invece ho il diploma di perito chimico, e ne vado orgoglioso! ma, pensandoci bene, oggi per mio padre sarebbe stato impossibile mantenermi agli studi. Prima non era così, l'unica spesa grossa erano i libri di testo, le tasse scolastiche erano cosa da poco. Una volta pagati i libri, bastava studiare...
RispondiEliminaIo mi sono laureato a 27. Col massimo dei voti. A 28 sono in America: lo stesso Curriculum Vitae et Studiorum che in Italia suscitava indifferenza o ilarità (è successo anche questo) mi ha fatto meritare una borsa di dottorato in un'università canadese. Perché, ovviamente, il problema ultimo del sistema-Italia sono i fuori corso. E non, ad esempio, il fatto che fuori dall'università ci aspetta il nulla o quasi. O i tagli pluriennali, i saccheggi all'istruzione e alla ricerca. No, il problema sono "gli sfigati". Coloro che - me ne accorgo ogni giorno di più - portano il marchio dell'infamia: non essere figli di nessuno. La povertà è la colpa maggiore.
RispondiEliminaCerto, un fuori corso non è patinato e spesso, se si dibatte tra lavoro, pannolini e università, neanche pettinato.
RispondiEliminaIo ho sempre pensato che il sistema italiano che tutti vituperano, la possibilità di metterci di più perché fai altro (lavoro o bambini) avesse una carica di giustizia che non ritrovavo altrove. Si laureano con me spesso persone che hanno avuto una vita prima della laurea e spesso mi regalano tesi preziose, ricche per me e per loro.
Ma già, questi studenti sfortunati (non mi piace la parola del viceministro, continuo a sentire anche il senso letterale delle parole che incontro) fanno abbassare il rating delle università, fanno perdere fondi e i criteri di qualità che il sistema-gelmini ha congegnato.
Tutti figli polli di batteria, dunque, stesso cv. Gli eccentrici (e le donne? che in età laurea e dottorato sarebbero nel momento migliore per fare figli) meglio liquidarli con una battutina spiritosa.
cara Candi, quoto tutto il tuo commento! Io non ho neppure finito l'università. Non è vero che sia facile lavorare e studiare e alla fine devi scegliere o non ti accorgi e hai già scelto.
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