Le nuvole crescono |
Erik Bulatov (1933) è un artista russo che ha studiato con due grandi nomi del modernismo: Falk e Favorskij. Agli esordi dipingeva nature morte e paesaggi per poi trovare, negli anni Settanta, la sua maniera d'espressione alla ricerca ha "delle interrelazioni della coscienza umana e della dittatura ideologica". Era il tempo in cui il concettualismo russo, in particolare quello moscovita, e la soc art rielaboravano, digerendole e facendole a pezzi, le immagini, le nozioni e le idee-propaganda dell'ideologia; ne depotenziavano il significato e le annullavano. In questo panorama Bulatov fa un po' a sé e anche se si è mischiato con i totem politici (suo è un ritratto famoso di Brežnev o i quadri sulla perestrojka) a un certo punto si è messo a guardare il cielo. E vi ha iscritto dentro le vertiginose prospettive delle lettere di Favorskij, solo rese un po' più massicce dalla vissuta pesantezza sovietica.
Qualche anno fa la Galleria Tret'jakov (quella di Krymskij Val, che ospita il Novecento) ha ospitato una sua notevole personale (l'artista non vive più in Russia) dal titolo VOT, Ecco. "Ecco è una parola universale. Con questa esclamazione si può allargare le braccia come indicare qualcosa di molto lontano."
Questo dunque è il gesto-cifra di Bulat: questo azzurro impeto nello spazio attraverso la superficie piatta della tela e, questo è il miracolo, attraverso le lettere grafiche dello slogan e della propaganda che si piegano, si slanciano verso tutt'altro significato.
Oh! quanto si potrebbe lavorare su questo intreccio di immagine e parola e quanto vi ci si sente la lezione del primo Novecento, attraverso Favorskij (sodale e amico di Florenskij) ma anche nel richiamo sottile al simbolismo. Il ciclo VOT, infatti, prevede tra l'altro quadri con parole dai versi di Blok, in particolare Nera sera - bianca neve, l'incipit dei Dodici. Eccolo qui:
Immagine da http://www.liveinternet.ru/community/2420181/post123582786/ |
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