Tempo!
Almeno tu, zoppo imbrattatore di icone,
il volto mio pittura
sulla mensolina santa del secolo mostro!
1913 Vladimir Majakovskij,
da Qualche parola su me
stesso
Majakovskij sapeva bene che le icone non le scrive il
tempo.
L'eterno è la dimensione rarefatta della icona i cui
volti riposano sulle mensoline sante (божница) degli
angoli belli delle isbe, ma non in quelle dei secoli, brevi o lunghi,
ma quasi sempre mostri.
Come diavolo faceva il Poeta a sapere nel 1913 che il XX
secolo sarebbe stato un secolo-mostro? Era così immerso nella storia
da farsi dipingere il volto dal tempo-diavolo che le icone le
impiastriccia e non le scrive.
Già, perché l'icona è parola, parola visuale, una
riflessione dell'intelligenza e del cuore attraverso
immagini potenti. Parola scritta dal colore e dalla luce dell'oro che per
raggrumarsi e assumere consistenza sceglie rozze tavole del legno
degli umile alberi offerti dalla terra: tiglio, pino e betulla.
Quello che passava il convento, appunto.
I fratelli bizantini, invece, figli di altra terra e di
mediterranee contrade, usavano di preferenza il cipresso.
Il tempo, zoppo, imbrattattore di icone, imita, come il
diavolo imita Dio, il processo di creazione, ma è solo un misero
sostituto ("Almeno tu...") e probabilmente non conosce
nemmeno il canone complesso a cui si attiene l'iconografo autentico.
Parte dalla materia il monaco che scrive l'icona. Lavora
con la materia. Solo con la materia. Inok, monaco. Inyj,
altro.
La prima materia da cui parte è, dunque, è lui stesso.
Si fa altro. Ed un cammino arduo. Un percorso di corpo,
di mente, di cuore. Li plasma, li rende docili e non solo attraverso
le dure pratiche ascetiche imposte dalla vita monastica. Grazie alla
pratica della meditazione interiorizza completamente la preghiera del
cuore (ma perché la traduciamo così? in russo umstvennaja
molitva da um
intelligenza, come l'icona è da
Trubeckoj definata umozrenie v kraskach,
visione dell'intelligenza attraverso i colori). Il Nome di Dio, vera
icona sonora del divino, ripetuta e incessantemente ruminata durante
il giorno, si fa tutt'uno prima con il respiro, poi con il battito
del cuore, accompagna senza ostacolarlo il flusso dei pensieri e il
movimento degli arti. Strano soffio di eterno che si apre e si chiude nel cadenzato movimento di diastola e sistole, il nostro tempo più intimo.
E poi prende il legno.
Materia di falegname, il lavoro quotidiano del Verbo ancora nascosto
nelle pieghe di un'umile vita tutta umana, la fatica del Silenzio
(San Giuseppe) che ha custodito il Verbo.
Il legno è anche materia di
Croce, albero infisso e ben piantato nella terra tanto da arrivare
alle sue viscere ed essere nera come nere sono le caverne del male e
della morte, ctonio memorandum che nelle icone si apre come crepa perfino nel fulgore dell'oro, perfino e soprattutto nelle scene della Natività. Perché
si sa, quando gratti gratti e vai a fondo di una cosa, finisci per
trovare il suo contrario: è una legge della vita, e, speriamo, della
morte.
tutto vero. Vidi le stupende icone del grande Rubliov a Mosca, non ricordo se alla Tretjakova o...
RispondiEliminaMa ho sempre pensato che in definitiva tutta la religiosità ortodossa e bizantina sia "fuori", "altra" dal tempo. Non laica, insomma. La religiosità cattolico-romana, invece, accoglie il tempo, la storia, si mescola con essa. Modifica le laiche Basiliche e le fa diventare chiese, girandone l'asse di 45°. Ottiene, tramite la pratica, ma anche grazie all'immenso Costantino, il potere, lo declina e lo produce. In definitiva, si laicizza. La nascita della laicità comincia qui, non poteva iniziare né a Bisanzio né a Mosca.
Oh sì, grazie! Sono d'accordo. Anche perché il "materialismo" di cui parlavo non è materialismo storico! Ma quello che vede nella materia vede un raggio dell'eterno. Il materialismo del principe Myškin, appunto, che quando parlava di storia, oltre a rompere vasi, faceva gran disastri. Come Dostoevskij, del resto!
RispondiElimina"Perché si sa, quando gratti gratti e vai a fondo di una cosa, finisci per trovare il suo contrario: è una legge della vita, e, speriamo, della morte."
RispondiEliminaQuesta è la "realtà" ultima che soprattutto nella morte ha la sua piena realizzazione, perchè la vita non può nascere che dal seme che muore e la luce si fa tale solo scaturendo dalle tenebre. Il che vuol dire anche che le tenebre e la distruzione sono il vero contenitore e il crogiuolo della Creazione, di cui le Icone catturano la luce.
Non c'è opposizione, ma circolarità e complementarità.
cerco di impararlo, anche da te.
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