Quando si seppellisce un'epoca,
Non risuona il
salmo funebre,
All'ortica, al
cardo
Toccherà
ornarla.
Anna
Achmatova
Il 30 ottobre del 1974
nei lager della Mordovia alcuni zek (i detenuti nei campi di lavoro
forzato) organizzarono il giorno dei prigionieri politici in URSS.
Piano piano l'iniziativa si diffuse tra i lager e le prigioni
dell'Unione Sovietica. Una sorta di grido, quasi rivolto al nulla:
noi ci siamo, non ci arrendiamo. Il giorno era accompagnato anche
dallo sciopero della fame e altre azioni.
Il grido venne però ascoltato e raccolto
da Sacharov che, con qualche amico e sodale, nel suo piccolo
appartamento di Mosca, tenne una conferenza stampa sulla questione.
Da quel giorno il 30
ottobre diventò il giorno dei prigionieri politici, celebrato sia
all'interno che fuori dei lager.
Nel 1991, il 18 ottobre,
il Consiglio Supremo della Repubblica Russa promulgò la legge sulla
riabilitazione e scelse proprio il 30 ottobre come giorno per la
memoria di tutte le vittime delle repressioni politiche.
Ma, ormai dal 2007, è il giorno prima, il 29 ottobre, che in silenzio, senza
discorsi, senza riti o pompa alcuna, moltissime persone si ritrovano
intorno al Masso delle Solovki nella piazza della Ljubjanka e dalle
10 del mattino alle 10 di sera leggono semplicemente i nomi delle
vittime. Solo una lunga lista di nomi. Memorial propone delle liste,
di solito di persone fucilate a Mosca, ma chiunque può andare e
leggere i nomi di parenti o amici e portare una candela.
Non si riesce a legger
molto in 12 ore, però. Roginskij di Memorial, parla di solo 3000 circa. 12 ore non bastano.
Qualche anno fa in un'intervista
Roginskij faceva un po' di conti... circa 720.000 persone fucilate nel
paese (1.700.000 circa di arrestati), durante il Grande Terrore,
iniziato un giorno preciso, il 5 agosto 1937 e finito in un giorno
altrettanto preciso, il 17 novembre 1938. Si trattava di operazioni
di massa, regolate da ordini e condotte in modo abbastanza
organizzato e veloce. Condanna ed esecuzione, senza processo,
condotta da una trojka o anche dvojka di giudici, spesso su semplici
liste, spuntate con uno frettoloso svolazzo che indicava la condanna.
A Butovo, nella periferia di Mosca in 15 mesi sono state uccise più
di 20.000 persone. E non era il solo “poligono” che a Mosca
insaziabimente inghiottiva vite umane.
Oggi, in questo momento, alcune persone si ritrovano in silenzio a Mosca.
Perché tutti hanno il diritto a un nome,
tutti hanno il diritto a una tomba...
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