Come grigia è la Memoria, mai pura, mai totale, sempre un po' smemorata, incapace di comprendere e abbracciare tutta la portata del Male che ritorna, può ritornare in mille forme. E mi accorgo che dire Male può essere sviante, generico.
E invece no. Andrebbero fatti nomi precisi, testimonianze minuziose e accurate. Stiamo parlando di nazismo e, in casa nostra, di fascismo (non di treni che erano in orario o di sistema pensionistico, in Italia introdotto nel 1898 e non da Mussolini, by the way).
Anna Frank, Fosse Ardeatine, Primo Levi, la banalità del male, il binario 21, i campi. Sappiamo tutto. Conferenze, scuola, letture, addirittura visite di massa nei lager (in questi giorni esce da noi il documentario Austerlitz di Sergej Losnitza). Ma non sarà ora di voltare pagina?
E invece no. Le cose che sono successe e che non conosciamo sono tante, vicine e lontane. Vicine: gli eccidi in Brianza. Ce li ricordiamo? Valaperta, frazione di Casatenovo. Guardie e repubblichini che per rappresaglia uccidono senza processo quattro partigiani, bruciano cascina e bestiame, terrorizzano e privano gli abitanti delle tessere.
Lontane: cosa succedeva nell'Europa Orientale? Sappiamo abbastanza di quello che si è patito in Bielorussia, Ucraina? Cosa nascondono le foreste, ma anche le periferie delle città, i parchetti, le fondamenta dei palazzi?
In Italia non sono ancora note le ricerche di padre Patrick Desbois, la sua storia pazzesca, il suo libro Holocaust by bullets: A Priest's Journey to Uncover the Truth Behind the Murder of 1.5 Million Jews. Dovrebbero esserlo invece: cinque anni di ricerche, palmo a palmo. Settecento siti di fucilazioni di massa in Ucraina. Ma non solo. Stelle di David poste sui siti, insieme alla popolazione locale. Non solo ricerca, ma memoria viva e agente nella società di oggi.
E infine una poesia di Dmitrij Strocev sul ghetto di Minsk.
Banale-Bagattella
sono arrivati nella nostra terra
stranieri
sono andati a piedi sotto terra
stranieri
prima hanno scavato la fossa
strampalati
poi in yiddish chiamato la mamma
strampalati
un tempo vivevano con noi
stranieri
fantasmi si sono fatti poi
stranieri
vengono a turbarci di notte
strampalati
noi come niente tiriamo dritto
strampalati
son svaniti a Minsk nel ghetto
per l'eternità
c'erano da qualche parte prima
banalità
они пришли на нашу землю
чужаки
они ушли пешком под землю
чужаки
они сначала рыли яму
чудаки
потом на идиш звали маму
чудаки
они когда-то жили с нами
чужаки
потом как будто стали снами
чужаки
они тревожат нас ночами
чудаки
да пожимаем мы плечами
чудаки
они пропали в минском гетто
навсегда
они когда-то были где-то
ерунда
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