In questi giorni è caduto l'anniversario dell'imponente manifestazione del 10 dicembre 2011 a Mosca. Molte speranze si erano accese nella società civile sulla Piazza Bolotnaja gremita di gente normale che voleva dire basta ai brogli, a un potere corrotto e pervasivo, implicitamente minaccioso verso tutto ciò che non può controllare (vedi le ONG dichiarate agenti stranieri se ricevono donazioni dall'estero), basta alle nuove leggi che andavano rosicchiando sempre di più pezzetti di libertà. Non riesco a riflettere su cosa sia rimasto davvero di quell'exploit dell'opposizione, che poi si è riversato in tanti rivoletti (gli occupy vari, i nastri bianchi...). Difficile anche in casa nostra con le acque che si intorbidano sempre più anche qui.
Un poeta schivo, onesto e limpido ha pubblicato qualche tempo fa un libro strano e lo ha intitolato Gazeta, Giornale. Come se la sua poesia a volte lieve, a volte assurda, altre difficile tanto incistita in una tradizione culturale che pesa e a volte schiaccia, a un certo punto avesse sentito il bisogno di farsi giornale e di occuparsi in modo tutto suo anche dell'attualità. Dio ti benedica Dmitrij.
Ecco due poesie di quella raccolta (D. Strocev, Gazeta, NLO, M. 2012, p. 15 e 35). Ne avevo già parlato qui.
p. 15 куда попали брызги тьмы и света где ходит океан в края а ночь в глаза одета а день кровит в поля так брошена твоя газета кривая голая земля p. 35 я скажу тебе жена ты частица и волна я скажу тебе душа ты на ощупь хороша я скажу тебе спьяна ты война волна вольна |
dove finiscono spruzzi di buio e luce dove va l'oceano al ciglio e la notte d'occhi è vestita e il giorno sanguina nei campi così v'è gettato il tuo giornale sghemba nuda terra io dirò a te sposa tu sei goccia e onda io dirò a te anima tu sei palpabile bellezza io dirò a te in ebbrezza tu sei ronda onda fonda |
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