domenica 27 luglio 2014

La guerra di Achmatova

P. Filonov, La guerra contro la Germania, 1914-1915
Anna Achmatova sembrava una poetessa da camera, quando ha esordito giovanissima. Poi tutti si sono stupiti quando, negli anni Venti, la Storia irrompe con prepotenza nella sua poesia. Ma fin dai primi anni un istinto sottile per gli eventi pareva ispirare la sua penna.
Mandel'štam che la conosceva bene scrive di lei:
"E' un gabbiamo carnivoro, dove ci sono degli eventi storici, là si sente la voce di Achmatova. E gli eventi sono solo la cresta, la cima dell'onda: la guerra, la rivoluzione. Il lato regolare e profondo della vita in lei non suscita versi."
 E l'11 luglio (vecchio stile) scrive questa poesia, prima della notizia dello scoppio della guerra

Luglio 1914

Odore di brucio. Quattro settimane
La torba secca arde nelle paludi.
Anche gli uccelli oggi non han cantato,
E il tremulo non trema neanche più.

Si è fatto inclemenza divina il sole
Secca il fiume, va in cenere l'erba.
E' venuto un passante s' una gamba sola
E disse: "Te ne andrai per la festa del Manto Santo!"

La Madre di Dio bianco stenderà
Sulle tribolazioni un manto silente.
Questa felicità la dividerà con me
Il mio unico affezionato fratello.
                                      11 luglio 1914

E poi, qualche giorno dopo, a guerra scoppiata, la riscrive così:


Luglio 1914

1

Odore di brucio. Quattro settimane
La torba secca arde nelle paludi.
Anche gli uccelli oggi non han cantato,
E il tremulo non trema neanche più.

Si è fatto inclemenza divina il sole
La pioggia da Pasqua i campi non ha asperso.
E' venuto un passante s'una gamba sola
E solo là fuori ha detto:

"Tempi terribili s'avvicinano. Presto
Non ci sarà più posto per le tombe fresche.
Aspettate fame e terremoti e morie,
Ed eclissi degli astri celesti.

Pur che la nostra terra non divida
A suo piacere il nemico:
La Madre di Dio bianco stenderà
Sulle grandi tribolazioni un manto.


2

Di ginepro il dolce profumo
Dai boschi ardenti esala.
Sui ragazzi singhiozzano le donne,
Il pianto vedovile per il paese risuona.

Non invano si celebraron le liturgie,
Alla pioggia anelava la terra!
Di caldo rosso umore sono aspersi
I campi calpestati.

E' basso, basso il cielo vuoto,
E la voce dell'orante esile:
"Straziano il corpo tuo santissimo,
Sulla tua tunica gettano la sorte"


                                           20 luglio 1914, Slepnevo



E qualche mese dopo: la poesia si faceva desolata e profetica preghiera

Preghiera

Dammi anni amari d'infermità,
Soffocamento, insonnia, febbre,
Strappami il bambino e l'amato,
E il dono segreto del canto:
Così io prego nella Tua liturgia
Dopo tanti giorni d'angoscia,
Perché il nembo sulla Russia buia
divenga nuvola in tripudio di raggi.


                                                   1915



E ancora:


Pensavamo: siamo miseri noi, niente abbiamo,
Ma quando s'ebbe a perder una cosa dopo l'altra,
Tanto che si fece ogni giorno
Giorno di lutto,
Iniziammo a comporre canti
Sulla magnanimità di Dio
E sulla nostra passata ricchezza.

                                                              1915

Nessun commento:

Posta un commento