martedì 7 aprile 2020

La Settimana Santa con Živago (Martedì Santo)


3/ Martedì Santo: Giorni cattivi di Boris Pasternak


La liturgia ortodossa ha tante letture per il Martedì Santo, ma una riprende il filo cronologico del cammino verso il Calvario: subito dopo l’episodio del fico, che ha un seguito il giorno dopo, nello stupore di Pietro, Gesù va Gerusalemme e viene coinvolto in una discussione con i farisei e i dottori della Legge (Marco, 11, 20-33). L’andare, il cammino, è tutto un muoversi questa passione, processione di passi pesanti: “Tuttavia, è l’atto del camminare la forma più antica di queste azioni ritmico-cinetiche; trovando la loro significazione nel corso del sole sotto la terra e per il cielo (scomparsa-apparizione della luce), il piede, il suo passo, l’andatura, vengono identificati con il ritmo” del cosmo (O.M Frejdenberg). Ed è a quel ritmo che la poesia conforma i suoi versi e i suoi piedi, a esso l’Uomo Cristo adatta i suoi slanci.
Da dove ti viene l’autorità, dalla Terra o dal Cielo? gli chiedono intriganti: «Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose». Non risponde Gesù, e fa bene: non si tratta di un’alternativa la Terra o il Cielo. Il miracolo, cioè ogni atto della Vita di Cristo, ma forse ogni atto della Vita di ogni uomo (scusami Gesù se ti spoglio della tua eccezionalità, solo così riesco a concepirti), viene dalla terra e dal cielo, uniti nel’aero celeste come nel greve, plumbeo terrestre. Come in cielo, così in terra. E qui Pasternak è il cielo che vede sottoposto alla maledizione della gravità.
Nei giorni cattivi della Passione ti pesa di più la cattiveria, l’immunità all’amore e il giudizio di spregio, ti pesa di più il male, non solo quello scoperto dei farisei con le loro manifeste cattive intenzioni, ti pesa il male che guizza nei cortili, tra i vicini, che serpeggia come un fremito nel gregge all’unisono. C’è tanto in questa poesia della situazione storica che Pasternak viveva nel 1946.
Un male sottile quasi innavvertibile sembra contaminare tutto, anche una vita scandita di miracolo in miracolo, fino a quell’ultimo, il più sconvolgente e scandaloso (il corpo decomposto che si leva), di cui, qui, nei giorni cattivi della Passione, è contemplato solo il lato oscuro, l’immersione nel sotterraneo, la discesa agli inferi e lo sgomento attonito della fiammella di luce, l’umile nostra candela, che non regge al confronto con la morte.


GIORNI CATTIVI

Mentre l'ultima domenica
Entrava a Gerusalemme,
Lo accoglieva frastuono d’Osanna,
Con i rami gli correvano dietro.

Ma i giorni erano più torvi e foschi,
I cuori immuni d’amore,
Con spregio i sopraccigli innarcati:
Ed ecco la postfazione, la fine.

Con tutta la sua plumbea gravità
Si stendeva il cielo sui cortili.
Cercavano prove i farisei
Guizzandogli davanti come volpi.

E dalle forze oscure del tempio
A carogne è dato in giudizio:
Con la stessa medesima foga
con cui acclamavano, maledicono.

La folla delle corti vicine
Sbirciava dai cancelli,
Si spintonava per veder come finiva
E sbatteva avanti e indietro.

E un mormorio passò dall’uno all’altro,
E le voci da ogni dove.
E la fuga in Egitto e l'infanzia
sovvenivano come un sogno.

Venne alla mente il pendio maestoso
nel deserto e il dirupo
da dove con l'impero dell'universo
Satana lo tentava.

E il banchetto nuziale a Cana,
E la tavola stupita del miracolo,
E il mare su cui nella nebbia
come su una secca raggiungeva la barca.

E la ressa dei poveri nel tugurio,
E la discesa con la candela nel sotterraneo,
dov’essa a un tratto s'era spenta sgomenta
Quando il resuscitato si alzava...




Дурные дни
     Когда на последней неделе
     Входил он в Иерусалим,
     Осанны навстречу гремели,
     Бежали с ветвями за ним.
     А дни все грозней и суровей,
     Любовью не тронуть сердец,
     Презрительно сдвинуты брови,
     И вот послесловье, конец.
     Свинцовою тяжестью всею
     Легли на дворы небеса.
     Искали улик фарисеи,
     Юля перед ним, как лиса.
     И темными силами храма
     Он отдан подонкам на суд,
     И с пылкостью тою же самой,
     Как славили прежде, клянут.
     Толпа на соседнем участке
     Заглядывала из ворот,
     Толклись в ожиданье развязки
     И тыкались взад и вперед.
     И полз шопоток по соседству,
     И слухи со многих сторон.
     И бегство в Египет и детство
     Уже вспоминались, как сон.
     Припомнился скат величавый
     В пустыне, и та крутизна,
     С которой всемирной державой
     Его соблазнял сатана.
     И брачное пиршество в Кане,
     И чуду дивящийся стол,
     И море, которым в тумане
     Он к лодке, как по суху, шел.
     И сборище бедных в лачуге,
     И спуск со свечою в подвал,
     Где вдруг она гасла в испуге,
     Когда воскрешенный вставал...
    

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