venerdì 10 aprile 2020

La Settimana Santa con Živago (Venerdì Santo)


6/ Venerdì Santo. Lo zero della poesia


Nelle 25 poesie del ciclo di Živago non ce n’è una sul Venerdì Santo. Il ciclo è un cerchio, si apre e si chiude con il Getsemani, la solitudine di Cristo, l’accettazione della propria parte nella vita e l’occhio sulla Storia che scorre come un fiume al Suo cospetto. Si sente ovunque tangibile il mistero della morte, nelle pieghe della terra, e nelle stesse pieghe spunta turgida la spinta delle gemme cariche di vita. Ma nel momento della morte la poesia tace.
Solo una traccia rimane, nel testo del romanzo, di una poesia di Živago, concepita nel delirio della malattia e perduta:

«Non scrive un poema sulla resurrezione o sulla deposizione nella tomba, ma sui giorni che intercorrono tra l'una e l'altra. Scrive il poema Turbamento.
Aveva sempre voluto scrivere di come, nel corso di tre giorni, la bufera di nera terra verminosa assediasse, assalisse l'immortale incarnazione dell'amore, scagliandosigli addosso con le sue zolle e grumi, proprio le onde della risacca marina quando piombano sullo slancio e seppelliscono sotto di loro la riva. Così per tre gioni infuria, incalza e si ritrae la nera bufera di terra.
E due versetti rimati lo perseguitavano:
Felici di sfiorare e Bisogna risvegliare
Felici di sfiorare sono l'inferno e la decomposizione, e la putrefazione, e la morte e, tuttavia, assieme a loro, Felice di sfiorare è anche la primavera, e Maddalena, e la vita. E allora bisogna risvegliarsi. Bisogna risvegliarsi e alzarsi in piedi. Bisogna risorgere.»

Nessun commento:

Posta un commento